Vertebre lombari 3D da radiografie 2D

Negli ultimi anni gli interventi ortopedici percutanei vengono spesso svolti con il supporto di un sistema guidato da immagine e, in particolare, sfruttando modelli ottenuti da TC: questi permettono di effettuare una attenta analisi preoperatoria, oltre che di realizzare la guida computerizzata per l’intervento. Sebbene questo sia un metodo utile per minimizzare i rischi associati alla chirurgia, soprattutto se affiancato anche dalla chirurgia robotica, rischia di esporre il paziente a un’eccessiva radiazione ionizzante.
Un team di ricerca afferente al Dipartimento di Ingengeria Medica e al Dipartimento di Ortopedia della National Cheng Kung University di Tainan, a Taiwan, ha quindi sviluppato un metodo per costruire un modello tridimensionale delle vertebre lombari partendo da semplici radiografie scattate durante l’intervento, un metodo assimilabile a un sistema stereo. Questo strumento potrebbe essere utile per interventi su pazienti scoliotici, per esempio, ma anche in altre patologie della colonna vertebrale.

L’assunto è che questo metodo riduca la quantità di radiazioni emesse al paziente, mettendolo in protezione. Gli autori hanno quindi individuato i punti di repere sulle vertebre delle radiografie antero-posteriori (10) e laterali (6) della zona di interesse, nello specifico la parte lombare della colonna, e li hanno trasferiti al programma appositamente sviluppato per calibrarle e correggerle. Infine, i punti di repere non adeguati a una situazione “stereo” sono stati identificati e sistemati.

In questo modo si è tenuto conto della deformazione dovuta alle varie proiezioni e al fatto di passare da un sistema planare a uno tridimensionale. Tutti i punti di repere sono stati quindi retro-proiettati su un sistema di coordinate 3D. In questo modo gli autori hanno sviluppato modelli di vertebre 3D: per essere certi della bonta del loro metodo hanno messo a confronto questi modelli con quelli ottenuti partendo da immagini di TC: l’errore medio è stato di 1,27mm per vertebre sane e di 1.5mm per vertebre patologiche. L’errore medio per il corpo vertebrale e il peduncolo è rispettivamente di 1,42mm e 1,15mm, errori accettabili perché rientrano nei 2mm di norma concessi al chirurgo.

Le fasi di sviluppo e validazione del metodo sono molto più complesse di quanto qui raccontato, ma chiunque fosse interessato può scendere nel dettaglio dato che lo studio è pubblicato open sulla rivista “Biomedical Physics & Engineering Express”. Dal momento che questo metodo è stato sviluppato per essere utilizzato, come già accennato, in sala operatoria durante l’intervento è importante sottolineare che potrebbe allungare il tempo operatorio.

Inoltre, il sistema potrebbe essere integrato anche ai sistemi di navigazione basati su fluoroscopia. Il programma sviluppato dagli autori è in grado di svolgere la maggior parte dei passaggi necessari per realizzare il modello 3D di vertebra, ma non può, per esempio, capire se i punti di repere inseriti sono stati presi sulla vertebra giusta o meno: insomma, il chirurgo deve imparare a utilizzarlo al meglio e comunque porre attenzione.

(Lo studio: Su CW, Lin CL, Fang JJ. Reconstruction of three-dimensional lumbar vertebrae from biplanar X-rays. Biomed Phys Eng Express. 2021 Oct 26. doi: 10.1088/2057-1976/ac338c. Epub ahead of print. PMID: 34700306)

Stefania Somaré