Modello predittivo per la sopravvivenza di anziani con trauma spinale

Con l’aumentare dell’età media a livello globale si ha una crescita dell’incidenza di molte patologie negli anziani. La letteratura, per esempio, segnala un aumento dei casi di trauma spinale.
Spesso questi pazienti presentano fragilità ossea e sistemica, oltre a comorbidità che rendono più complesso il trattamento delle lesioni. Non è raro che tali eventi traumatici negli anziani determinino la morte.

Uno studio del Vanderbilt University Medical Center di Nashville, in Tennessee, ha presentato un modello in grado di predire la sopravvivenza degli anziani coinvolti in un trauma spinale.
Gli autori hanno revisionato i casi di 1746 pazienti over 65 presentatisi con trauma spinale in ospedale (dotato di Trauma Center di primo livello) tra il 2009 e il 2019. Per ognuno si sono cercate alcune caratteristiche, come presenza o meno di sarcopenia, osteopenia o altre comorbidità, tasso di mortalità e di complicanze legate al trauma.

Dopo alcune indagini, gli autori hanno deciso di basare il modello predittivo della sopravvivenza dei pazienti su 13 variabili: ipotensione al ricovero, genere, stato civile, età, massimo Abbreviated Injury Scale (AIS), Modified Frailty Index, ematocrito, conta dei globuli bianchi, trattamento chirurgico eseguito, tipo di lesione alla spina dorsale, lesioni alla testa, livello della lesione, presenza o meno di un meccanismo ad alta energia nel trauma.

Osservando queste variabili nei pazienti e confrontandole tra chi è sopravvissuto e chi è deceduto entro 90 giorni dal trauma (ovvero 359 pazienti), gli autori hanno potuto scegliere le variabili più importanti dal punto di vista predittivo: età, presenza di ipotensione al ricovero, presenza di lesioni vicino alla testa, valore massimo dell’AIS, ematocrito.

Con queste variabili è stato costruito un modello predittivo, poi testato all’interno con un indice di concordanza e un grafico di calibrazione.
Il modello si è dimostrato efficace. Ora gli autori intendono proseguire la ricerca con una validazione esterna del modello per valutarne al meglio le capacità predittive e per osservare l’influenza del setting clinico.
Si tratta di un passaggio importante. Spesso, infatti, i modelli creati all’interno di una singola struttura funzionano molto bene per quel contesto clinico ma sono meno efficaci in contesti differenti.

Poter prevedere la prognosi consente di capire anche la gravità del trauma di un singolo paziente e delle ricadute che questo evento ha sul suo equilibrio. Ciò, a sua volta, ha ricadute sul percorso terapeutico da mettere in atto: verosimilmente i soggetti più a rischio avranno bisogno di essere seguiti più da vicino, per anticipare eventuali peggioramenti.

(Lo studio: Carlile, Catherine R MD1; Rees, Andrew B MD1; Schultz, Daniel J MD1; Steinle, Anthony M BA1; Nian, Hui PhD2; Smith, Melissa D MSN, RN3; Guillamondegui, Oscar MD, MPH3; Archer, Kristin R PhD, DPT1, 4, 5; Pennings, Jacquelyn S PhD1, 4; Zuckerman, Scott L MD, MPH1, 6; Abtahi, Amir M MD1, 4; Stephens, Byron F MD1, 4, 6 Predicting Mortality in Elderly Spine Trauma Patients, SPINE: April 21, 2022 – Volume – Issue – 10.1097/BRS.0000000000004362 doi: 10.1097/BRS.0000000000004362)

Stefania Somaré