Lesioni osteocondrali profonde, nuovo approccio custom made

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Le lesioni osteocondrali di caviglia sono estremamente diffuse, soprattutto tra atleti e sportivi, e possono essere conseguenti, per esempio, a una distorsione acuta che, secondo la letteratura, riguarda 7 persone ogni 1.000 abitanti l’anno, per quanto concerne la popolazione generale. Un numero che probabilmente sale negli sportivi.
Considerando che Italia siamo 60 milioni di abitanti, arrotondando per difetto, significa che ogni anno si verificano circa 420.000 distorsioni acute di caviglia, tra le quali anche eventi con lesione.
D’altronde, la caviglia è l’articolazione che, insieme al ginocchio, subisce la massima pressione durante l’attività sportiva, sia che si tratti di uno sport da contatto sia che si tratti di uno sport solitario, come tennis e corsa.

Nella maggior parte dei casi, queste lesioni possono essere trattate in modo conservativo: se il paziente è giovani, per esempio, si possono applicare i principi della medicina rigenerativa e utilizzare materiale biologico autologo, plasma ricco di piastrine e/o cellule staminali.

Nei pazienti giovani, infatti, la risposta rigenerativa è alta abbastanza da trarre vantaggio da un intervento ricostruttivo cartilagineo biologico, soprattutto quanto le dimensioni della lesione sono limitate.
Con l’aumentare dell’età e/o della dimensione della lesione, questo metodo può non essere sufficiente. D’altra parte, la sostituzione protesica totale dell’articolazione viene riservata solo ai pazienti più anziani.

Come devono essere trattati i pazienti di mezza età, per così identificarli? La chirurgia personalizzata potrebbe essere la soluzione a questo quesito: questa è la strada intrapresa per esempio dall’Istituto Ortopedico Rizzoli Irccs di Bologna, dove un paziente affetto da un’ampia e profonda lesione osteocondrale della caviglia, già sottoposto senza successo a un precedente trattamento chirurgico, è stato operato con un intervento altamente personalizzato.

L’intervento è stato eseguito dal prof. Stefano Zaffagnini, direttore della Clinica Ortopedica e Traumatologica II, e dal dott. Massimiliano Mosca, responsabile della Struttura Semplice della caviglia e del piede della II Clinica, in collaborazione con il professore emerito Niek van Dijk dell’Università di Amsterdam – AMC Hospital.

L’idea alla base di questa tipologia di intervento è di realizzare un dispositivo custom made partendo da immagini TC e RMN della caviglia: in questo caso una sorta di “bottone” che si adatta in modo perfetto alla lesione del paziente. Il dispositivo è fatto di una lega di cromo-cobalto, titanio e idrossiapatite.
In contemporanea di progetta e stampa in 3D anche lo strumentario necessario per condurre l’intervento, così che anche questo sia personalizzato.
Questo è un ulteriore esempio delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie agli specialisti di caviglia, che possono utilizzare tecniche prima impensabili a beneficio di molti pazienti. Tecniche che promettono anche di velocizzare gli interventi e, comunque, di “guarire” situazioni che, prima, richiedevano spesso più di un intervento per poter essere risolte.

Stefania Somaré