Uno sportivo mette alla prova le proprie ginocchia, non a caso ha il doppio delle possibilità di rompere i legamenti crociati anteriori rispetto a una persona meno attiva.
Il problema è che in questa fascia di popolazione il tasso di recidiva è abbastanza alto.

Un team di ricerca internazionale, che ha coinvolto per esempio lo Sports Medicine Research Department della Sports Surgery Clinic di Dublino, l’Università di Bristol, l’Università di Melbourne e il The Micheli Center for Sports Injury Prevention del Massachusets (USA), ha cercato di capire quali sono i parametri biomeccanici post riparazione dei crociati che possono evidenziare il rischio di recidiva (King E, Richter C, Daniels KAJ, Franklyn-Miller A, Falvey E, Myer GD, Jackson M, Moran R, Strike S. Can Biomechanical Testing After Anterior Cruciate Ligament Reconstruction Identify Athletes at Risk for Subsequent ACL Injury to the Contralateral Uninjured Limb? Am J Sports Med. 2021 Feb 9:363546520985283. doi: 10.1177/0363546520985283. Epub ahead of print. PMID: 33560866).

Gli autori hanno quindi esaminato le differenze biomeccaniche e cliniche tra 1045 atleti maschi tornati a praticare che dopo 9 mesi hanno rotto l’altro crociato anteriore e atleti che, al contrario, dopo due anni non hanno subito alcuna lesione.

Lo studio ha evidenziato che chi ha subito una seconda lesione aveva i quadricipiti più deboli rispetto a chi non ha avuto ulteriori danni, oltre a differenze biomeccaniche sull’arto controlaterale durante i test di salto su gamba singola o doppia.
In questo caso, le diversità biomeccaniche riguardano i meccanismi del piano sagittale e le abilita pliometriche della gamba controlaterale.
Questi risultati potrebbero, se presi in considerazione nel corso della riabilitazione, ridurre l’incidenza di recidiva negli atleti che giocano ad alti livelli.

Stefania Somaré