Le infezioni periprotesiche di spalla sono più complesse da riconoscere dal punto di vista diagnostico, perché l’infezione spesso è scarsamente sintomatica e dà pochi problemi funzionali.
Inoltre, in presenza di patogeni a lenta crescita, può impiegare mesi se non anni prima di manifestarsi. Non va meglio sul versante del trattamento, per il quale mancano ancora indicazioni chiare e definitive.

A suo tempo anche l’Istituto Ortopedico Rizzoli aveva suggerito (Marcheggiani Muccioli GM, Huri G, Grassi A, Roberti di Sarsina T, Carbone G, Guerra E, McFarland EG, Doral MN, Marcacci M, Zaffagnini S. Surgical treatment of infected shoulder arthroplasty. A systematic review. Int Orthop. 2017 Jan 26.), come anche altri importanti centri ortopedici internazionali, che si svolgesse un numero maggiore di studi clinici randomizzati.

Più di recente, un team di ricercatori texani ha pubblicato un caso studio relativo a un paziente di 68 anni con infezione periprotesica di spalla che ha reso necessaria una revisione (Dutcher L, Lo EY, Mascarenhas L, Majekodunmi T, Krishnan SG. Custom Prosthetic Reconstruction for Severe Proximal Humeral Bone Loss Status Post Infected Arthroplasty: A Case Report. JBJS Case Connect. 2021 Feb 19;11(1). doi: 10.2106/JBJS.CC.20.00426. PMID: 33617156).

Il paziente era stato sottoposto ad artroplastica totale di spalla e aveva una frattura periprotesica che coinvolgeva l’omero prossimale, che aveva perso le sue tuberosità.
Gli autori hanno quindi eseguito una revisione a due stadi, dapprima trattando l’infezione con antibiotico e, successivamente, ricostruendo l’osso e sostituendo la protesi. A due anni da questo intervento, il paziente sta meglio, il dolore si è ridotto e la funzionalità articolare è migliorata.

Stefania Somaré