Uno studio afferente all’Università degli Studi di Torino e all’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano evidenzia come non vi sia relazione tra tempo intercorso tra frattura periprotesica e intervento chirurgico.
La frattura di femore è un evento che la letteratura associa a un aumento del tasso di mortalità sia in fase acuta, con percentuali che vanno dal 5% all’8%, sia nei mesi successivi, con percentuali che arrivano al 25-30%. In tutto a fronte di percentuali che, nella popolazione della stessa età, non supera il 10%.
Sempre la letteratura sottolinea come queste percentuali possano essere ridotte effettuando l’intervento riparativo entro 48 ore dall’evento frattura, così da ridurre l’allettamento del paziente e ristabilire quanto prima un equilibrio fisiologico.
Ora il team torinese ricerca la presenza di una relazione anche per le fratture periprotesiche di femore.
Fattori che incidono sulla mortalità
Per rispondere al proprio quesito, il team utilizza uno studio retrospettivo basato su 79 pazienti trattati per frattura periprotesica di anca presso il Mauriziano di Torino, tra il 2012 e il 2022. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi, in base al periodo intercorso tra la frattura e l’ingresso in sala operatoria, ovvero inferiore o uguale a 48 ore e superiore alle 48 ore.
Ci si trova così ad avere un gruppo di 32 pazienti trattati precocemente e uno di 47 pazienti trattati con tempi più diluiti. Da sottolineare che sono 2 i tipi di interventi utilizzati: fissazione (32 pazienti) o la revisione protesica (47 pazienti).
Gli autori hanno quindi valutato il tasso di mortalità dei 2 gruppi a 30 giorni e a 1 anno dall’intervento, mettendoli a confronto, hanno così osservato che non c’è relazione tra il tempo intercorso tra frattura e intervento e mortalità a 30 giorni. Vediamo invece le osservazioni per la mortalità a 1 anno.
Se si prende in considerazione la mortalità a 1 anno dall’intervento, allora si vede che i fattori di rischio sono l’età e il genere maschile. Non si trovano invece differenze connesse al tempo passato tra frattura e intervento.
Questo risultato contrasta con quanto noto per la frattura di femore primaria e, a detta degli autori, è importante approfondire la questione e individuare i fattori alla base di questa differenza.
C’è poi un’altra constatazione da fare nei casi di fattura periprotesica che necessitano di una revisione di protesi, spesso l’intervento viene effettuato in un tempo superiore alle 48 ore per mancanza di personale esperto: non tutti i chirurghi ortopedici sanno effettuare una revisione protesica in soggetti fragili ed è bene che questi interventi vengano affidati solo a chirurghi esperti.
Quindi, meglio attendere qualche ora in più ma avere un esito positivo. Va poi considerato che non sempre l’ospedale ha in magazzino il materiale necessario per effettuare la revisione di protesi.
Ciò detto, è importante intervenire il prima possibile, per ridurre l’allettamento del paziente e dargli maggiori possibilità di recupero funzionale. Lo studio è pubblicato su Prosthesis.
Lo studio: Vittori, J.; Hoxha, N.; Dettoni, F.; Rivoira, C.; Rossi, R.; Cottino, U. Mortality Rate in Periprosthetic Proximal Femoral Fractures: Impact of Time to Surgery. Prosthesis 2024, 6, 817-824. https://doi.org/10.3390/prosthesis6040058