Ogni anno si verificano circa 187 fratture di caviglia ogni 100.000 persone, con un incremento costante legato principalmente all’invecchiamento della popolazione e all’aumento del numero di persone che fanno sport. Tra i giovani, queste lesioni sono più comuni nei maschi, mentre dopo i 50 anni sono più frequenti tra le donne, principalmente a causa dell’osteoporosi.
Di recente le fratture di caviglia sono state al centro di uno studio epidemiologico svedese, basato su 57.443 dati relativi a 56.439 pazienti presenti nel Registro Svedese delle Fratture (SFR), appunto, per un periodo di 10 anni.
La forza di questo lavoro è che i dati considerati sono multicentrici e riferiti a tutti i tipi di frattura di caviglia, trattati sia in modo conservativo che chirurgico: offre, quindi, uno spaccato completo e reale di quanto accade in questo Paese. Si vedrà, poi, che i dati fittano bene con quelli di altri studi epidemiologici condotti in altri Stati.
Lo studio conferma che, in Svezia, le fratture di caviglia sono più frequenti nella fascia di età 50-70 anni, dove le donne sono maggiormente coinvolte, mentre nei casi sotto i 40 anni sono i maschi a essere più interessati. Nel complesso, in questo campione il 61% era costituito da donne.
Per quanto riguarda la classificazione della frattura, il 63.6% è risultato essere di tipo B, il 24.3% di tipo A e il 12.1% di tipo C. In tutti e tre i casi, poi, il gruppo 1 è il più rappresentato: le fratture A1 pesano per il 69% nel proprio gruppo, le B1 per il 52% e le C1 per il 45%.
Gli autori hanno poi individuato poco più di 100 casi non classificabili, per mancanza di informazioni, e addirittura alcuni casi pediatrici, subito eliminati dato che lo studio voleva essere incentrato sugli adulti. Tornando alla distribuzione dell’età nelle varie tipologie di frattura di caviglia, si vede che il paziente più giovane, di 49 anni, ricade nel gruppo C2, mentre il più anziano, di 59 anni, nel gruppo B3. Le fratture esposte rappresentano l’1.8% del totale, pari a 1023 in 10 anni: generalmente queste fratture sono avvenute negli over 50, soprattutto in donne.
La tipologia più frequente è quella di Gustilo-Andersson tipo 2. Nella maggioranza dei casi, le fratture sono avvenute a causa di una semplice caduta, mentre solo nel 4.7% dei casi a seguito di un trauma ad alta energia. Tale evento si è verificato più spesso nei pazienti giovani e di genere maschile, nel 29.2% dei casi per un incidente stradale. Inoltre, spesso questi traumi si traducono in fratture aperte.
Gli autori hanno anche individuato una associazione tra stagionalità e maggiore frequenza di cadute, concomitante in particolare con l’inverno svedese, che va da novembre a marzo: ciò si spiega con il maggior rischio di caduta legato a ghiaccio e neve. Da ultimo, nello 0.3% dei pazienti si è verificata una frattura di caviglia bilaterale, mentre nell’1,5% il paziente ha subito due fratture di caviglia in 10 anni, in momenti diversi, per lo più a carico dell’articolazione controlaterale.
(Lo studio: Rydberg, E.M., Wennergren, D., Stigevall, C. et al. Epidemiology of more than 50,000 ankle fractures in the Swedish Fracture Register during a period of 10 years. J Orthop Surg Res 18, 79 (2023). https://doi.org/10.1186/s13018-023-03558-2)
Stefania Somaré