Fratture da fragilità, nuovo indice ne determina il rischio

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L’obesità è per lo più stabilita in base al valore di BMI di un soggetto, calcolato come rapporto tra il suo peso e la sua altezza.
Anche se utilizzato negli studi e negli screening inerenti l’obesità, il BMI presenta alcuni limiti, come per esempio il non dare informazioni relative alla distribuzione della massa grassa corporea.
Ecco perché gli specialisti stanno iniziando a testare la validità di un indice che mette in relazione la circonferenza della vita con la radice quadrata del peso del soggetto (WWI).

Ideato dal coreano Yousung Park (DOI: 10.1038/s41598-018-35073-4), l’indice aveva mostrato maggiore capacità predittiva rispetto al BMI nell’individuare i pazienti a rischio di morte per patologia cardiovascolare.

In quel primo lavoro gli autori avevano infatti confrontato le performance di BMI e WWI nei confronti di patologie sistemiche non trasmissibili, concentrandosi su diabete, ipertensione e malattia cardiovascolare. Nel tempo, il WWI si è dimostrato utile anche per valutare la massa grassa e magra di un individuo, sembrando superiore sia al BMI che alla sola circonferenza della vita (WI).

Più di recente, un team cinese ha pubblicato su “Journal of Orthopaedic Surgery and Research” uno studio che cerca correlazioni tra il WWI e il rischio di frattura negli adulti. Con l’invecchiamento globale della popolazione è in crescita anche l’incidenza di osteoporosi e fragilità: diventa quindi importante individuare i fattori di rischio di frattura da tenere sotto controllo.

Gli autori hanno utilizzato informazioni presenti nel database pubblico statunitense relativo al programma “National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES)”, svolto tra il 1999 e il 2018, scegliendo i soggetti di età maggiore ai 20 anni e per i quali fossero presenti indicazioni su BMI, WI e fratture presenti o meno. In tutto, i soggetti coinvolti sono 28.679. Analizzando i dati gli autori hanno verificato la presenza percentuale di alcune fratture nel campione: polso (8.87%), colonna vertebrale (1.97%) e anca (1.09%).

Inoltre, hanno individuato una correlazione positiva tra aumento di WWI e rischio di incorrere in fratture di anca e spina dorsale. Più nel dettaglio, per ogni punto in più dell’indice WWI, si ha un 5% in più di probabilità di rompere l’anca e un 9% in più di fratturarsi la colonna vertebrale.
Non solo. Lavorando per subgruppi, gli autori hanno inoltre scoperto che i soggetti con basso livello di istruzione hanno un 39% di probabilità in più di rompersi l’anca rispetto a chi ha frequentato le scuole superiori e un 65% in più di chi è andato oltre negli studi.

Lo studio ha inoltre fornito una descrizione del soggetto tipo con WWI alto: più facilmente è donna, di etnia messicana e anziana, con bassa istruzione e reddito e con abitudini insane, come il fumo e una dieta potenzialmente infiammatoria, e con patologie croniche associate, come diabete.

Spesso questi soggetti incorrono in fratture. Il loro BMI è alto, così come la WI, i lipidi nel sangue, mentre presenza livelli di calcio e vitamina D inferiori alla media. Il team di ricerca afferisce al secondo ospedale affiliato con la Hengyang Medical School dell’University of South China, a Hengyang City.

(Lo studio: Tao, J., Zhang, Y., Tan, C. et al. Associations between weight-adjusted waist index and fractures: a population-based study. J Orthop Surg Res 18, 290 (2023). https://doi.org/10.1186/s13018-023-03776-8)