L’Italia è, dopo il Giappone, il Paese con il più alto numero di over 65 al mondo.
Se si considera che con l’aumento dell’età si va incontro a una naturale depauperizzazione delle ossa, che diventano fragili, va da sé che le fratture da fragilità sono un serio problema per la sanità pubblica.
La più pericolosa frattura da fragilità è senza dubbio quella di femore, perché comporta un importante intervento di osteosintesi che, se non condotto entro le 48 ore, può portare nei pazienti più anziani a una rapida perdita di autonomia e anche a un aumentato rischio di morte entro l’anno.
La modalità di intervento di osteosintesi più adeguato viene di norma scelto in base alla gravità della frattura e all’età del paziente stesso: tra questi vi è anche l’inchiodamento endomidollare, che però è noto per dare delle complicanze, in primis la migrazione della vite cefalica del chiodo.
L’evento si verifica nel 2% al 7% dei casi, rendendo spesso necessario un secondo intervento.
Per ridurre questo rischio l’Ospedale di Rivoli, parte dell’Asl TO3 piemontese, ha adottato il sitema di navigazione Adapt 2.1, con il quale ha già eseguito i primi interventi di inchiodamento endomidollare.
Adattato all’amplificatore di brillanza, il sistema consente una maggior precisione nel posizionamento delle viti e ne riduce significativamente il rischio di migrazione.
I primi due interventi sono stati effettuati su due donne di 82 anni con frattura laterale del collo del femore: in entrambi i casi a operare è stata l’équipe della S.C. Ortopedia dell’ospedale, guidata dal dottor Aniello Arbucci.
Stefania Somaré