L’elettromiografia di superficie viene spesso utilizzata per valutare l’attivazione muscolare di pazienti che hanno subito un ictus.
Questo metodo presenta però delle difficoltà d’interpretazione, perché tiene inevitabilmente conto dell’attivazione di diverse unità motorie: come capire con precisione a quali muscoli corrispondono?

Un team di ricerca dell’Università di Maribor, in Slovenia, ha valutato una serie di tecniche per misurare l’eccitazione muscolare, considerandone la sensibilità nel determinare la distribuzione delle unità motorie attivate nel tessuto muscolare stesso (B. Potočnik et al., Estimation of muscle co-activations in wrist rehabilitation after stroke is sensitive to motor unit distribution and action potential shapes, in IEEE Transactions on Neural Systems and Rehabilitation Engineering).
Per farlo hanno utilizzato un’elettromiografia del tipo HDEMG (High-Density ElectroMyoGrams).

I risultati ottenuti sono stati poi confrontati per valutare se i diversi metodi identificano l’attivazione degli stessi muscoli.
I risultati confermano l’esistenza di questa difficoltà di interpretazione, anche utilizzando nuovi strumenti, come il CAI (Cumulative Motor Unit Activity Index): in particolare, parlando di un polso, c’è la tendenza a sottostimare l’attivazione degli antagonisti, mentre quella degli agonisti è abbastanza corrispondente. Risultati simili si sono ottenuti anche su pazienti giovani e sani.

Lo studio ha evidenziato un altro aspetto interessante: i pazienti che hanno subito stroke avrebbero più difficoltà a controllare i muscoli estensori rispetto ai flessori.

In conclusione, occorre ancora individuare la tecnica più precisa per dedurre da una elettromiografia indicazioni sull’attivazione dei diversi muscoli.
Lo studio è molto complesso e tecnico: è pubblicato in versione open e può essere studiato da tutti gli interessati.

Stefania Somaré