In fatto di artrosi, la ricerca si pone l’obiettivo di individuare trattamenti in grado di alleviare il dolore e rallentare la progressione della patologia, in modo da rimandare il più possibile nel tempo l’intervento di protesizzazione.

Il tema è così caldo da portare l’agenzia governativa statunitense Advanced Research Projects Agency for Health – ARPA-H a sostenere economicamente due linee di ricerca di altrettante università, entrambe incentrate sullo sviluppo di un “ginocchio vivo” da sostituire a quello malato. Gli enti interessati sono la Columbia University e la Case Western Reserve University.

Il progetto della Columbia

Coinvolti in questo progetto due realtà dell’Università statunitense: il Dipartimento di Ingegneria e l’Irving Medical Center, da almeno 20 anni impegnati in programmi di collaborazione in ambito muscoloscheletrico. Obiettivo del loro progetto, realizzare una protesi di ginocchio paziente specifica che sia innovativa, biocompatibile e a basso costo.

L’idea è di partire da cellule del paziente stesso, o del donatore, per realizzare 2 prototipi di protesi fatti da cellule cartilaginee e ossee, vive e rigenerate, capaci di integrarsi perfettamente con i tessuti nativi, restituendo una funzionalità priva di dolore al ginocchio.

Il programma prevede di arrivare al primo prototipo in soli 2 anni, per poi passare alla fase preclinica e clinica. Il progetto dovrebbe durare in tutto 5 anni. I tempi stretti sono resi possibili dal fatto che molta della conoscenza e della tecnologia necessaria è già stata raggiunta e validata dai ricercatori dell’Università.

Il programma è guidato da 2 professionisti: Clark T. Hung, professore e vice direttore del Dipartimento di Ingegneria Biomedica alla Columbia Engineering e Nadeen O. Chahine, professore al Dipartimenti di Chirurgia Ortopedica del Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons, oltre che presso la stessa Facoltà di Ingegneria Biomedica. Moltissime le collaborazioni necessarie per arrivare alla meta.

Il progetto della Case Western Reserve University

L’obiettivo del progetto portato avanti dalla Case Western Reserve University è simile a quello della Columbia, ovvero trattare l’artrosi di ginocchio, ristabilendone la funzione, con ossa e cartilagine biocompatibile sviluppati a partire da cellule umane.

In questo caso la cordata, chiamata OMEGA, vede la partecipazione di altre 4 Università: Colorado State University, Ohio State University, Rice University e Washington State University. Il programma prevede, infine, la collaborazione di altre realtà, ovvero l’University Hospitals Medical Center of Cleveland, il Louis Stokes Cleveland VA Medical Center, il Massachusetts General Hospital e l’azienda Sapphiros AI Bio.

Anche in questo caso il primo passo è sviluppare la “protesi” vivente, fatta di cellule di cartilagine e di osso: se si giungerà entro 2 anni a un buon risultato, allora il progetto verrà ulteriormente finanziato per passare prima allo studio su animali e poi agli studi clinici in uomo. Sono previsti 40 impianti entro 5 anni.

L’obiettivo è, inoltre, di poter rendere il progetto scalabile da un punto di vista commerciale, con un prodotto che possa davvero essere venduto pronto entro il 2029.

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