Nel mondo circa 1-2 bambini ogni 1000 vengono colpiti dall’artrite idiopatica giovanile, malattia cronica infiammatoria che esordisce prima dei 16 anni e che determina gonfiore e dolore alle articolazioni, con conseguente limitazione del movimento e rigidità successiva a lunghi periodi di riposo. Se non adeguatamente trattata, la patologia diventa facilmente debilitante, rendendo difficile al bambino o all’adolescente vivere una vita piena e attiva.

Non stupisce, quindi, che un recente studio danese abbia individuato una relazione tra pazienti con artrite idiopatica giovanile e maggior rischio di sviluppare disturbi psichiatrici, in particolare depressione e disturbi dell’adattamento.

Pubblicato su The Journal of Rheumatology, lo studio coinvolge 2086 pazienti e ha individuato, nel dettaglio, un rischio maggiore del 17%. Concorrono alla scarsa qualità di vita e alle conseguenze psicologiche di questi soggetti anche i ritardi nella diagnosi che rendono più difficile la loro presa in carico, le lungaggini burocratiche, che spesso causano ritardi nell’accesso ai nuovi farmaci, e gli alti costi richiesti alle famiglie per i trattamenti. 

Necessarie diagnosi precoci

Spiega la dottoressa Patrizia Barone, Responsabile UOSD Pediatria a indirizzo reumatologico AOU Policlinico San Marco Catania: «le malattie reumatiche infantili, per la loro complessità assistenziale, necessitano di un approccio multidisciplinare sia nella fase diagnostica che durante il follow up. I progressi nell’identificazione dei meccanismi patogenetici di tali condizioni hanno permesso di realizzare farmaci in grado di ottenere un buon controllo di malattia, pertanto la diagnosi precoce è fondamentale al fine di avviare un approccio terapeutico adeguato, riducendo il rischio per il bambino di sviluppare complicanze a lungo termine.

Per la diagnosi è necessario valutare attentamente anamnesi familiare e personale, caratteristiche del dolore, presenza di sintomi extra-articolari, esami di laboratorio e strumentali ed evoluzione temporale dei sintomi».

Aggiunge la dottoressa Adele Civino, Responsabile UOSD Reumatologia e Immunologia pediatrica Ospedale Vito Fazzi Lecce: «ottenere una remissione della malattia e consentire la migliore qualità di vita possibile ai bambini e ragazzi affetti da artrite idiopatica giovanile è un obiettivo oggi possibile. Il controllo e la misurazione non solo del dolore, ma di tutti gli aspetti che hanno un impatto negativo a livello fisico e psicosociale, sono fondamentali nella strategia di cura». 

Essenziale lo psicologo nel team

Prendere in considerazione i risvolti psicologici della malattia, delle limitazioni che comporta e dei percorsi terapeutici è fondamentale, soprattutto considerando l’età dei soggetti coinvolti. I bambini sono estremamente resilienti, ma al tempo stesso fragili e possono facilmente incorrere in traumi.

Da considerare la relazione con l’ambiente esterno, anche con i pari, e il desiderio di poter vivere una vita più semplice, come quella dei compagni, per esempio. Per queste motivazioni, un giovane con artrite idiopatica giovanile deve essere seguito anche da uno psicologo, figura che rientra nel team di cura, accanto a fisiatra e fisioterapista che si occupano dell’approccio non farmacologico.

Centrale sono poi gli strumenti dell’approccio farmacologico, «terapie farmacologiche e iniezioni articolari di steroidi, che consentono di ottenere un rapido controllo dell’infiammazione articolare», aggiunge la dottoressa Civino. Fondamentale è poi instaurare un sano rapporto di alleanza con i famigliari del paziente, agendo in particolare «comunicazione e ascolto, che meritano maggiore attenzione soprattutto in età adolescenziale». Con i corretti supporti, la malattia e la terapia possono essere accettate con maggiore serenità.

Studio: Pedersen MJ, Høst C, Hansen SN, Deleuran BW, Bech BH. Psychiatric Morbidity Is Common Among Children With Juvenile Idiopathic Arthritis: A National Matched Cohort Study. J Rheumatol. 2024 Feb 1;51(2):181-188