Permettere di tornare a camminare, alzarsi e sedersi da una sedia, lavorare: questi gli obiettivi dell’esoscheletro Twin, progettato e realizzato all’interno del laboratorio Rehab Technologies IIT, congiunto tra Istituto Italiano di Tecnologia e Centro Protesi Inail di Budrio.

Caratterizza il dispositivo la capacità di adattamento alle esigenze del singolo utente. Twin affonda le sue radici nel passato e precisamente nel 2010, quando le prime attività di Rehab Technologies IIT individuarono una serie di aspetti clinici e tecnici da rivedere su esoscheletri commerciali, alimentando il desiderio di poter realizzare un dispositivo innovativo tutto italiano. 

«È fonte di grande orgoglio vedere oggi i frutti di tanta attività e di ciò che è possibile realizzare quando grandi centri di ricerca italiani come Inail e IIT, lavorano in sinergia tra loro e assieme ai pazienti», ha sottolineato durante la giornata di presentazione Emanuele Gruppioni, direttore tecnico Area Ricerca Centro Protesi Inail.

Un dispositivo elaborato in oltre 10 anni

Punto di partenza è stata la realizzazione di un dispositivo che permettesse a persone con lesione midollare completa di ricominciare a camminare. Un prototipo che ha richiesto diversi scambi con ospedali e pazienti per individuare esigenze e sviluppare tecnologie chiave.

Oggi Twin è più versatile e può essere utilizzato anche da pazienti con capacità motoria residua e da soggetti con diverse tipologie di disabilità. Matteo Laffranchi, responsabile del laboratorio Rehab Technologies IIT Inail, spiega che nel tempo sono state introdotte sull’esoscheletro «una serie di funzionalità e tecnologie, specificamente pensate per l’utilizzo clinico di Twin, che permettono di misurare lo stato del paziente e il progresso della terapia. Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti e delle ampie prospettive di utilizzo che siamo riusciti a creare in questi anni di continuo sviluppo e dialogo con il mondo clinico e gli utilizzatori della tecnologia».

Ora il dispositivo è in attesa di ricevere la marcatura CE. Si passerà poi alla fase di industrializzazione che dovrebbe portarlo sul mercato in pochi anni. 

La parola a chi ha testato TWIN

Diamo ora spazio alle sensazioni di due pazienti che hanno utilizzato il dispositivo. Il primo è Davide Costi che ha partecipato ai trial clinici di valutazione: «superato il timore iniziale, l’utilizzo di Twin si è rivelato molto più facile del previsto. Penso che l’allenamento sia fondamentale per potersi fidare e sfruttare a pieno le potenzialità del dispositivo che, oltre alla possibilità di assumere una posizione eretta, consente di tornare a vivere lo spazio e a muoversi in un modo più naturale».

Una possibilità che impatta fortemente sulla qualità di vita di una persona, perché consente anche di riprendere attività in esterna e rinforzare i legami sociali.

Alex Santucci, altro paziente ad aver partecipato ai trial clinici, aggiunge: «ho iniziato a sperimentare Twin durante il mio percorso riabilitativo e si è rivelato fin da subito uno strumento in grado di supportarmi sia dal punto di vista fisico che psicologico. Prima di tutto la verticalizzazione consente di mettersi al livello di chi sta in piedi e poi la deambulazione assistita consente la libertà di cambiare posizione, di avere benefici per il sistema circolatorio e l’apparato muscolo-scheletrico e costituisce di per sé un ottimo allenamento.

È una grande opportunità per le persone in carrozzina e spero che a breve diventi uno strumento per l’utilizzo quotidiano o per lo meno frequente». Una speranza condivisa.