Quando i trattamenti conservativi non riescono a eliminare il dolore causato tanto alla rottura della cuffia dei rotatori, quanto dall’artrite di spalla, la via da intraprendere è quella dell’artroplastica.
Questo intervento può essere affrontato con un’artroplastica totale o parziale, in particolare con una emiplastica omerale.

Quale delle due tecniche è più sicura ed efficace? Una review ha cercato di rispondere a questa domanda partendo da una base di 20 studi randomizzati selezionati in letteratura, per un totale di 1083 pazienti e 1105 spalle (Craig RS, Goodier H, Singh JA, Hopewell S, Rees JL. Shoulder replacement surgery for osteoarthritis and rotator cuff tear arthropathy. Cochrane Database Syst Rev. 2020;4(4):CD012879. Published 2020 Apr 21).

Solo 5 di questi studi mettevano a confronto le due tecniche, mentre le altre raffrontano differenti versioni della stessa tecnica, magari cambiando un componente protesico.
Questa non è la sola differenza rilevata tra i 20 studi, che mostrano però un’elevata variabilità nei dati raccolti e non solo.

Dalla review, per esempio, non è possibile capire se l’artroplastica totale sia più vantaggiosa e abbia meno rischi di complicazioni rispetto all’emiprotesi omerale, anche se qualche indicazione viene fornita: questa seconda tecnica darebbe infatti un evento avverso su 286 spalle ogni 1000, mentre l’artroplastica totale solo in 143 casi.

Gli eventi avversi più frequenti sono: fratture, dislocazioni, infezioni e ri-rottura della cuffia dei rotatori.
Anche il tasso di revisione sembra essere maggiore per l’intervento emiprotesico rispetto a quello totale, con una differenza percentuale del 2,6%.
Data, però, la scarsa qualità degli studi disponibili in letteratura, anche queste evidenze non sono da considerarsi davvero tali.

Insomma, gli autori sottolineano che servono ulteriori studi, anche per capire se l’artroplastica totale inversa, la tecnica oggi più utilizzata, sia davvero più efficace di forme di artroplastica totale.
Stefania Somaré