Tipica soprattutto nell’anziano a causa dell’osteoporosi, la frattura di Colles si caratterizza per essere generalmente chiusa e non esposta, con dislocazione e angolazione dei frammenti ossei dorsalmente che delineano la deformità.
Si tratta di una frattura di polso distale che, in presenza di osteoporosi, disloca frequentemente e può faticare a guarire ma che nell’anziano viene trattata per lo più per via conservativa. Tradizionalmente si ricorre al gesso, che però comporta una serie di limitazioni, in primis l’impossibilità di bagnarlo e il peso. L’avvento della stampa 3D e di polimeri di varia natura, più leggeri del gesso, permette oggi di valutarne la sostituzione nel trattamento della frattura di Colles.
A tal proposito, un team di ricerca cinese, afferente al Dipartimento di Chirurgia Ortopedica del Wuhan Third Hospital del Tongren Hospital of Wuhan University, mette a confronto i due metodi. Lo studio (Clinical application of instant 3D printed cast versus polymer orthosis in the treatment of colles fracture: a randomized controlled trial) è pubblicato su BMC Musculoskeletal Disorders.
Il tutore stampato
40 i pazienti coinvolti, 20 trattati con il gesso tradizionale e gli altri 20 con un tutore di fissaggio esterno stampato in 3D al momento. Per quanto riguarda la riduzione della frattura, questa è stata effettuata con manipolazione manuale allo stesso modo per tutti i partecipanti, in base alle immagini radiografiche; la riduzione è stata mantenuta da un assistente durante l’applicazione del gesso o l’indossamento del tutore polimerico.
In questo secondo caso, tra la pelle e il tutore viene posizionato un tessuto traspirante, così che nel processo di progettazione del tutore è necessario tenere conto di 3 mm in più rispetto alle dimensioni del polso e dell’avambraccio reale.
Il materiale utilizzato per la stampa è un polimero di fibre di poliestere e il tempo richiesto per la stampa è di soli 10 minuti, adeguati alla situazione. Considerando tutte le operazioni richieste, in 25 minuti dall’inizio del processo il paziente può avere il braccio fissato con il tutore.
Gli autori sottolineano che il sistema di scansione, progettazione e stampa è “intelligente” e consente a un clinico o a un operatore di impararne l’uso in una sola settimana, il che rende il processo poco costoso nel suo complesso.
Esiti a confronto
Nelle successive due settimane i pazienti sono stati sottoposti a una radiografia laterale e posteroanteriore del polso, per verificare la qualità dell’allineamento. La fissazione esterna è durata dalle 6 alle 8 settimane, a seconda delle esigenze del paziente. Successivamente, i pazienti sono stati valutati a 2, 6 e 12 settimane di distanza per poter mettere a confronto una serie di parametri, ovvero la VAS, l’efficacia dell’immobilizzazione, lo score di soddisfazione, lo score “Disability of the Arm, Shoulder and Hand (DASH)” e le eventuali complicanze.
I risultati sembrano indicare nel tutore stampato in 3D il miglior strumento di fissazione: nei pazienti che lo hanno utilizzato, infatti, la VAS a 2 settimane è decisamente inferiore a quella del gruppo di controllo, mentre lo score di soddisfazione ed efficacia a 6 settimane è risultato decisamente superiore.
Anche il DASH a 2 e 6 settimane è risultato più basso. Da aggiungere che il tutore non si è rotto in nessun caso e che non si sono verificate complicanze, se non qualche irritazione cutanea. Ora sono necessari ulteriori studi per confermare questi primi risultati.
Studio: Xiao, YP., Xu, HJ., Liao, W. et al. Clinical application of instant 3D printed cast versus polymer orthosis in the treatment of colles fracture: a randomized controlled trial. BMC Musculoskelet Disord 25, 104 (2024).