Piede torto congenito. Il trattamento con il metodo Ponseti

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Eziologia, diffusione ed effetti
Il piede torto congenito è una malformazione genetica dello sviluppo qualitativo e quantitativo dei tessuti molli del piede e di tutto l’arto inferiore che provoca alterazioni 3D delle strutture osteo-cartilaginee e che regredisce nei primi anni di vita del bambino, se correttamente trattata. I geni responsabili di questa malformazione – già presente tra la dodicesima e la ventesima settimana di vita fetale – rimangono, infatti, attivi fino ai 3-5 anni per scomparire definitivamente a circa 7 anni di età. L’eziologia di questa deformità non è ancora del tutto nota, ma si pensa coinvolga fattori sia genetici sia esterni. La familiarità è un fattore predisponente: se uno dei genitori o un fratello (familiarità di primo grado) è affetto da piede torto congenito, vi è circa il 3-4% di probabilità di trasmissione al figlio. Il piede torto è la seconda manifestazione malformativa più frequente a carico dell’apparato muscolo-scheletrico e la sesta malformazione tra i difetti congeniti neonatali. È più frequente nel sesso maschile (3:1) e bilaterale (50% dei casi), si presenta come patologia idiopatica (80% dei casi) o associata ad altre malattie neuromuscolari, anomalie cromosomiche, sindromi o altre anomalie congenite. La sua incidenza sulla popolazione mondiale varia in base all’etnia esaminata (nella razza caucasica colpisce circa un caso su mille bambini nati vivi), ma incide per circa 150-200mila nuovi casi l’anno in tutto il mondo (in Italia nascono ogni anno circa 600 bambini con piede torto idiopatico). Gli esiti di un trattamento inadeguato oppure da postumi da piede torto (tra cui zoppia, dolore al piede, rigidità articolare, artrosi, ipostenia muscolare, piede piatto iatrogeno) sono estremamente invalidanti dal punto di vista psicologico e della qualità di vita.