Che alcuni sport siano predispongano più di altri a lesioni all’apparato muscolo-scheletrico è un dato noto.
Il tennis è associato, per esempio, al tunnel carpale e all’epicondilite, la pallavolo espone a distorsioni di caviglia e a problematiche a carico della spalla e delle dita della mano, il nuoto a infiammazione della cuffia dei rotatori, il calcio a distorsioni di caviglia e a problematiche al crociato anteriore, il basket a lesioni a caviglia, ginocchio, spalla e dita.
Queste lesioni occorrono per lo più in sportivi agonisti e sono determinate in gran parte da usura e ripetitività dei gesti atletici, oltre che da traumi da contatto.
Uno studio condotto da ricercatori della Stanford Medicine evidenzia che tra i giocatori di basket professionisti, in particolare quelli della famosa NBA, i più a rischio di sviluppare una lesione al legamento crociato anteriore (ACL) sono quelli con uno stile particolarmente esplosivo nel correre a canestro.
Nello studio gli autori hanno preso in considerazione dati pubblici su infortuni di giocatori del NBA, per un totale di 50 professionisti: analizzandoli hanno visto che il rischio di infortunio sul crociato anteriore è del 5,2% in giocatori che guidano l’azione e del 3,2% negli altri.
Questa informazione può essere utile, secondo gli autori, agli allenatori e agli stessi atleti: si individuano infatti i soggetti cui dare maggior attenzione rispetto alle lesioni a questo legamento, magari per individuarle agli albori e correggerle subito, invece di aspettare che diventino sintomatiche. Ma non solo. Gli autori hanno anche valutato gli esiti di un trattamento di queste lesioni all’ACL in previsione di un rientro in campo, che di solito prevedono l’intervento chirurgico e la riabilitazione, sottolineando che nei professionisti che tornano a giocare non si riscontra una perdita di performance.
In particolare, i ricercatori hanno sviluppato un algoritmo che mette in relazione ogni giocatore con lesione ad altri due giocatori del NBA, di età e stile di gioco simile, ma senza lesione: hanno poi confrontato i livelli di performance dei giocatori sani con quelli lesionati rientrati dopo il periodo di cura negli anni successivi.
«In questo modo», spiega Kevin Thomas, uno degli autori, «abbiamo verificato che, a parità di età, la lesione al crociato anteriore non incide in alcun modo sulla carriera professionale dell’atleta».
Inoltre, al loro rientro gli atleti possono mantenere il proprio caratteristico stile di gioco. Attenzione, però: lo studio non prende in considerazione lesioni multiple. La preoccupazione che si scatena quando un atleta professionista si lesiona l’ACL è molta; lo stesso vale anche se la lesione avviene in un atleta delle scuole superiori o del college. Questo studio suggerisce di non preoccuparsi più di tanto, ma di concentrarsi sul percorso di cura.
(Lo studio: Kevin Thomas, BSE, Blake Schultz, Mark Cinque, MD, MS, Joshua Harris, MD, and Geoffrey Abrams. Driving Tendency is Associated with Increased Risk of Anterior Cruciate Ligament Tears in National Basketball Association Players (103). Orthopaedic Journal of Sports Medicine 2021 9:10_suppl5)
Stefania Somaré