Uno degli aspetti cui il chirurgo ortopedico deve prestare particolare attenzione nel momento in cui esegue una protesi d’anca è l’antiversione femorale, soprattutto se la protesi non è cementata: una corretta antiversione può, infatti, ridurre il rischio di impigment durante il passo nelle comuni attivitĂ  quotidiane.

Inoltre, il corretto allineamento di tutte le componenti protesiche diminuisce il tasso di instabilitĂ  articolare e dislocazione nel post-intervento. L’antiversione fisiologica viene indicata tra i 10° e i 25°. Tuttavia, esiste un’alta variabilitĂ  nella popolazione.

Tradizionalmente, questo parametro viene calcolato con una scansione CT prima e dopo l’artroplastica, ma nel corso dell’operazione si lavora con strumenti differenti, come per esempio il goniometro, portando alle volte a esiti molto differenti dal previsto.

Un recente studio cinese “Variety of femoral anteversion and its measurement in cementless total hip arthroplasty: Does robotic technology improve accuracy?“, pubblicato su Journal of Orthopaedic Surgery and Research, valuta l’efficacia del supporto robotico nella misurazione dell’antiversione durante l’intervento di protesizzazione dell’anca.

Caratteristiche tecniche dell’artroplastica

Di carattere retrospettivo, il lavoro mette a confronto l’efficacia intraoperatoria di goniometro, misurazione a vista e misurazione robotica nel misurare l’antiversione dello stelo, mentre per tutte le 117 anche prese in considerazione, l’antiversione pre e post operatoria è misurata con un robot operatorio, nello specifico un Mako. Dei 117 pazienti operati, 63 hanno ricevuto una diagnosi di displasia evolutiva dell’anca (DDH).

L’antiversione femorale preoperatoria è risultata molto variabile, pari a 13.8° ± 14.5°: questa alta variabilitĂ  può rendere difficile definire una “zona sicura” di errore per il chirurgo. I pazienti sono stati quindi operati da uno tra 3 chirurghi, tutti con alto livello di esperienza. L’accesso è stato il medesimo per tutti gli interventi, ovvero posteriore.

Per quanto riguarda lo stelo selezionato, in 11 casi si è scelto uno stelo modulare o conico, mentre nei restanti si è optato per uno stelo non cementato a forma di cuneo.

Le misurazioni sono state confrontate statisticamente, utilizzando un Chi square-test, la deviazione standard, il coefficiente di variazione e il coefficiente di correlazione interclasse.

La misurazione robotica risulta essere piĂą precisa

Il primo punto interessante riguarda le misurazioni di antiversione femorale effettuate durante l’intervento, i cui esiti indicano una variabilitĂ  minore rispetto a quella calcolata nella fase preoperatoria, ovvero 13.6° ± 7.9°: il che porta a domandarsi se vi sia una sottostima del parametro in questa fase.

Sottostima possibile se si usano i metodi tradizionali, da quanto emerge dal lavoro: sembra, infatti, che i valori ottenuti con la misurazione robotica correlino maggiormente con quelli misurati prima dell’intervento. Il metodo meno preciso risulta essere quello visivo.

Inoltre, sembra che i pazienti con DDH presentino piĂą spesso antiversioni preoperatorie fuori dal range considerato fisiologico. Tuttavia, una volta effettuato l’intervento, in entrambi i gruppi, ovvero pazienti con o senza DDH, si individua circa 1/5 di soggetti con antiversione fuori dai range fisiologici.

Per confermare questi risultati e l’efficacia del robot nel dare misurazioni intraoperatorie piĂą veritiere, sarebbe necessario allestire studi su coorti di pazienti piĂą grandi. 

Studio: Shao, H., Huang, Y., Yang, D. et al. Variety of femoral anteversion and its measurement in cementless total hip arthroplasty: Does robotic technology improve accuracy?. J Orthop Surg Res 19, 47 (2024).