Al Rizzoli osteotomia con placca personalizzata

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Il prof. Stefano Zaffagnini

In un recente congresso sull’evoluzione dell’osteotomia, svoltosi presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, il prof. Stefano Zaffagnini, direttore della Clinica 2, ha presentato una nuova tecnica capace di risolvere il dolore e, allo stesso tempo, restituire equilibrio e una corretta distribuzione del carico alle ginocchia, il tutto con un altro risvolto interessante, ovvero evitare o ritardare l’intervento di protesizzazione del ginocchio, un aspetto particolarmente importante per giovani e adulti.

Sovrappeso da una parte e eccesso di attivitĂ  sportiva non agonista dall’altra stanno portando sempre piĂą trentenni, quarantenni e cinquantenni a soffrire di problematiche di ginocchio: questi si rivolgono chiaramente al chirurgo ortopedico per cercare sollievo, ma spesso questi non può che suggerire percorsi riabilitativi o terapie fisiche.
Questi pazienti sono infatti troppo giovani per essere sottoposti ad artroprotesi di ginocchio, poichĂ© sarebbero costretti ad almeno un intervento di revisione, se non due, nell’arco della vita ed è noto che si tratta di operazioni associate a un alto tasso di complicazioni.
La protesizzazione in giovane etĂ  viene riservata a casi di gravissima artrosi e deformazione.

Grazie alla tecnica sviluppata dal prof. Zaffagnini, le armi nella cassetta degli attrezzi del chirurgo ortopedico aumentano.
Nello specifico, il prof. Zaffagnini, insieme al Laboratorio di Analisi del Movimento del Rizzoli, diretto dall’ing. Alberto Leardini, ha pensato di personalizzare la placca utilizzata per completare l’osteotomia, superando l’idea di una placca uguale per tutti.

Il segreto sta nel combinare i dati della Tac del paziente con quelli di analisi del movimento per studiarne le forze che agiscono sul piede in relazione alla morfologia del ginocchio malato.
Si crea quindi un modello osseo sul quale si progetta l’intervento di osteotomia e la placca che servirĂ  per completare l’intervento. Quest’ultima viene infine stampata in 3D. Diversamente da una placca standard, questa rispetta in tutto e per tutto la morfologia del paziente.

Pianificazione

«L’intervento di osteotomia», interviene il prof. Zaffagnini, «permette di ribilanciare i carichi, evita la protesi o può comunque posticipare di molti anni questa possibilità. Grazie alla competenza del chirurgo, ai dati del paziente elaborati dai ricercatori e alla possibilità che offre la stampa 3D abbiamo reso questo tipo di intervento totalmente personalizzato e perfetto per ogni singolo paziente. Le persone operate con questa tecnica nell’ambito del nostro studio sono 20 e i controlli a sei mesi dall’intervento hanno dato ottimi risultati».

Lo studio è stato anche premiato dalla SIAMOC, la Società Italiana di Analisi del Movimento in Clinica, alla quale è stato presentato dall’ingegner Claudio Belvedere del Rizzoli, referente per il Laboratorio di questo progetto.

Stefania Somaré