Circa il 5% della popolazione adulta ha il piede piatto, ma solo in alcuni soggetti questo disturbo genera reali limitazioni funzionali.
I bambini fino a 5-6 anni d’età tendono ad avere il piede piatto, ma in seguito questa condizione dovrebbe risolversi naturalmente.
Se entro i 10-13 anni il piede non ha assunto la sua arcata funzionale, occorre fare un’accurata valutazione per decidere se sia necessario intervenire chirurgicamente: l’età pediatrica e adolescenziale sono quelle migliori in cui effettuare eventuali correzioni perché la ripresa è senza dubbio più semplice.
L’intervento dura infatti pochi minuti e in pochi giorni si riesce a tornare a camminare.

Un nuovo copolimero assorbibile, chiamato PLLA, rende ora questo intervento ancora più semplice perché lo rende definitivo.
«Per molti anni, gli impianti riassorbibili hanno provato clinicamente numerosi vantaggi», spiega Davide Pizzamiglio, CEO di Leghe Leggere Lavorate, che ha il know-how per lavorare questo polimero. «Il primo aspetto favorevole riguarda l’agevolazione del consolidamento osseo in fase di guarigione.

Inoltre, i prodotti in materiale PLLA eliminano la necessità di rimuovere il mezzo di sintesi e la distorsione conseguente al materiale metallico nell’indagine con risonanza magnetica. Infine, evitano il rilascio di ioni metallici nei tessuti ossei».

La vite riassorbibile ha l’ulteriore vantaggio di rendere più sostenibile il processo di cura del piede piatto.

Stefania Somaré