Viti peduncolari, due metodi di navigazione a confronto

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Ci sono alcune affezioni della colonna vertebrale che necessitano di un intervento di artrodesi: tra questi, per esempio, l’instabilità della colonna, la degenerazione dei dischi intervertebrali e le fratture.
Il paziente dovrebbe trarre vantaggi in termini di riduzione del dolore e delle deformità, anche se questo intervento porta a una riduzione di funzionalità, in particolare di mobilità della colonna.

Quando un chirurgo della spina dorsale effettua una fusione lombare può scegliere di effettuare la stabilizzazione con delle barre o utilizzando viti peduncolari. In entrambi i casi, il posizionamento deve essere preciso, perché anche minimi errori di inserimento possono causare problemi di natura neurologica e vascolare. Se fino a qualche tempo fa questa delicata fase era condotta totalmente a mano, oggi la tecnologia aiuta: grazie alla chirurgia robot-assistita e alle tecnologie di navigazione associate si può infatti seguire il posizionamento della vite passo dopo passo.

Ma come? Si prendono delle immagini che vengono poi rielaborate da un software che indica come inserire la vite. Ma quali sono i metodi per effettuare la registrazione radiografica? Sostanzialmente due: il metodo scansiona-e-pianifica (1) e il metodo TC-e-fluoroscopia (2).

Un recente studio retrospettivo statunitense ha messo a confronto l’accuratezza raggiunta con questi due metodi, basandosi sui valori della scala di Gertzbein-Robbins, e la sicurezza, in termini di esposizione alle radiazioni e complicanze sviluppate. Due i centri ospedalieri coinvolti, ognuno utilizzatore di una tecnica, per un totale di 268 pazienti: 126 per il metodo 1 e 142 per il metodo 2.
La maggioranza dei pazienti coinvolti era donna, per entrambi i gruppi. Ma veniamo al numero di viti inserite.
Nel primo caso sono state utilizzate 450 viti attraverso 260 livelli spinali, con una accuratezza di Gertzbein-Robbins di grado A nella maggior parte dei casi (99,1%) e di grado B nei restanti. Nel secondo caso, invece, sono state utilizzate 574 viti, inserite attraverso 280 livelli spinali lombari, anche in questo caso con una netta prevalenza di valori di Gertzbein-Robbins di grado A (98,1%) e i restanti di grado B. Dal punto di vista della sicurezza, invece, le due tecniche sembrano equivalersi. Secondo questo studio, quindi, il chirurgo può scegliere la metodologia preferita per la guida dell’inserimento delle viti peduncolari.

Questo studio ha delle limitazioni, in primis l’aver messo a confronto gli esiti di due chirurghi, il che dà adito all’esistenza di bias. Purtuttavia, il risultato è interessante. Allo studio hanno collaborato il Dipartimento di Neurochirurgia della Jacobs School of Medicine and Biomedical Sciences dell’Università di Buffalo, l’Och Spine Hospital del NewYork-Presbyterian, il General Medical Center del Kaleida Health, il Dipartimento di Neurochirurgia dell’Università del Cairo e il Dipartimento di Chirurgia Ortopedica del Columbia University Medical Center.

(Lo studio: Khan A, Soliman MAR, Lee NJ, Waqas M, Lombardi JM, Boddapati V, Levy LC, Mao JZ, Park PJ, Mathew J, Lehman RA, Mullin JP, Pollina J. CT-to-fluoroscopy registration versus scan-and-plan registration for robot-assisted insertion of lumbar pedicle screws. Neurosurg Focus. 2022 Jan;52(1):E8. doi: 10.3171/2021.10.FOCUS21506. PMID: 34973678)

Stefania Somaré