La sindrome del tunnel carpale è la neuropatia compressiva più comune negli arti superiori. Colpisce con una prevalenza compresa tra il 3% e il 5% nella popolazione generale, salendo fino all’8% in quella attiva. L’incidenza è compresa tra l’1% e il 3% l’anno.

Esistono alcuni fattori di rischio noti, in primis il genere: le donne sono colpite con frequenza circa tre volte maggiore rispetto agli uomini, soprattutto se svolgono lavori usuranti per gli arti superiori. Un altro fattore di rischio noto è l’attività lavorativa svolta, che può portare l’incidenza al 60%.
Importante è sottolineare che, nel 70% circa dei casi, la sindrome del tunnel carpale si presenta bilateralmente, con prevalenza sull’arto dominante.

Dovuta alla compressione del nervo mediano, che decorre lungo il braccio e raggiunge le dita passando all’interno del tunnel carpale, la sindrome genera formicolio, intorpidimento, dolore, soprattutto a seguito di posture tenute nel tempo, e debolezza muscolare.

L’iter terapeutico tradizionale si basa inizialmente su un metodo conservativo: occorre che il soggetto assuma alcuni accorgimenti per ridurre la compressione del nervo, agendo anche il riposo. In questa fase è abitudine prescrivere dei tutori di polso.

Qual è la loro reale efficacia? Ha inteso rispondere a questa domanda una revisione, Effects of wrist orthoses in reducing pain in individuals with carpal tunnel syndrome: a systematic review, pubblicata su Disability and Rehabilitation.

La revisione

Condotta da un team dell’Università Federale di São Paulo, in Brasile, la revisione ha coinvolto 4 valutatori indipendenti nella ricerca di studi adatti in Letteratura, partendo da CINAHL, Cochrane Library, EMBASE, PubMed, Scopus, Web of Science e dal database Regional Portal of the Virtual Health Library.

In tutto sono stati ritenuti adeguati sei studi: tre randomizzati controllati, due quasi randomizzati e controllati e uno studio di corte. In questi lavori il dolore è stato misurato con una scala visuale analogica o con una scala numerica analogica. Per quanto riguarda, invece, il periodo d’uso del tutore, si va da due settimane a tre mesi. Inoltre, a seconda dei lavori, il tutore è stato portato solo di notte oppure anche di giorno.

La maggioranza di questi studi indica che il tutore porta a una riduzione dell’intensità dolorosa durante il periodo di riposto e nelle attività quotidiane, ma solo uno valuta se questi vantaggi durino nel tempo: sembrerebbe che la riduzione del sintomo doloroso perduri almeno per sei mesi. Tuttavia, uno studio solo è forse poco per dare certezza a questo periodo. 

Ricadute in ambito riabilitativo

Gli autori sottolineano quali sono le implicazioni per chi si occupa di riabilitazione, ovvero la bontà della prescrizione di un ortesi di polso per ridurre il dolore associato alla sindrome del tunnel carpale. Si evidenzia inoltre la possibilità di utilizzare tutori prefabbricati. Quest’ultimi si sono mostrati efficaci nel ridurre il dolore e permettono un risparmio economico e di tempo considerevole sia per il clinico che per il paziente.

Da verificare se un uso adeguato del tutore possa prolungare nel tempo i benefici sul dolore. Resta chiaro che, in presenza di peggioramenti funzionali del polso e forte compressione del nervo, occorre intervenire chirurgicamente. 

Studio: Danielle Soares Figueiredo, Rafaela Rocha Ariboni, Helga Tatiana Tucci & Raquel de Paula Carvalho (2024) Effects of wrist orthoses in reducing pain in individuals with carpal tunnel syndrome: a systematic review, Disability and Rehabilitation.