Campus Bio-Medico, tra medicina rigenerativa e robot all’avanguardia

311

Al centro della Giornata della Ricerca promossa da Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, i risultati e le ricerche più innovative condotte nell’ambito della medicina rigenerativa e della robotica all’avanguardia in ambito ortopedico.

Fiore all’occhiello il progetto europeo ENCANTO per la rigenerazione delle cartilagini delle ginocchia partendo da cellule coltivate in laboratorio.

Prelevare poche cellule della cartilagine del naso attraverso una biopsia e quindi coltivarle in laboratorio per creare una nuova membrana cartilaginea con cui sostituire quella usurata del ginocchio del paziente. Si tratta di un nuovo trattamento per l’artrite, al centro del progetto di ricerca europeo ENCANTO – Cartilagine ingegnerizzata dal naso per il trattamento dell’osteoartrite – che vede la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico nel ruolo di coordinatore: principale investigator il prof. Gianluca Vadalà.

Con la partecipazione di 18 esperti proveninenti da 9 Paesi UE e un Paese terzo e un finanziamento di 11 milioni di euro, il progetto ENCANTO, che punta alla medicina rigenerativa come alternativa alla più invasiva protesica, è solo uno dei progetti di terapia cellulare in ambito ortopedico presentati il 25 gennaio scorso in occasione della Giornata della Ricerca della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

Una giornata che ha visto partecipazioni istituzionali di rilievo: dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, al presidente della Commissione sanità, politiche sociali e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio Alessia Savo, al commissario straordinario dell’INAIL Fabrizio D’Ascenzo e al direttore del Dipartimento di Scienze biomediche del CNR Giovanni Maga.

La ricerca, core della Fondazione

Il fattore di successo, è stato spiegato nel corso della giornata, è la sinergia tra ricerca di base e ricerca clinica, cioè la ricerca traslazionale, capace di tradurre i risultati di laboratorio in strumenti clinici a supporto del paziente.

Carlo Tosti, presidente della Fondazione, ha sottolineato come si sia trattato della prima giornata della ricerca per la Fondazione, a due anni dalla sua istituzione. Un percorso che è stato avviato come step intermedio di un iter che punta al riconoscimento di Fondazione come IRCCS con specializzazione ortopedica, traguardo che si auscpica di raggiungere nel 2025, per essere sempre più un luogo in cui ricerca, formazione e cura vadano ad armonizzarsi nel percorso di assistenza al malato.

Medicina rigenerativa in ortopedia

“La Fondazione Policlinico Campus Bio-Medico è impegnata nello sviluppo di terapie avanzate con l’utilizzo di cellule, in particolare di trattamenti che possano stimolare la rigenerazione dei tessuti, offrendo nuove speranze ai pazienti colpiti da condizioni ortopediche complesse come il mal di schiena cronico, l’artrosi e il ritardo di guarigione delle fratture.

Nel complesso, dispone di oltre 60 Unità operative di ricerca e più di 600 studi clinici attivi che coinvolgono oltre 7.000 pazienti. I nostri ricercatori hanno raggiunto importanti risultati nel 2023: un tasso di successo del 36% per i progetti di ricerca presentati in risposta a bandi competitivi nazionali e internazionali e oltre 140 studi clinici tra profit e no profit sono stati valutati dal Comitato Etico”, ha sottolineato il prof. Vincenzo Denaro, direttore scientifico e primario emerito di Ortopedia e Traumatologia della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

Le sperimentazioni cliniche in ortopedia – con particolare riferimento alla medicina rigenerativa e all’innovazione robotica – hanno rappresentato il focus della Giornata.

Studi sull’irisina e trapianto di disco intervertebrale

Oltre al progetto ENCANTO, nell’ambito della medicina rigenerativa da segnalare lo studio dell’irisina, un ormone prodotto con l’attività fisica in risposta alla contrazione muscolare, che stimola gli osteoblasti, cellule che creano nuovo osso, proteggendo lo scheletro. L’irisina mostra benefici anche sulle cartilagini, sui dischi intervertebrali e sull’ippocampo.

Obiettivo di questa linea di ricerca è isolare quella specifica parte della molecola dell’irisina promotrice di questi effetti positivi e renderla disponibile soprattutto a pazienti afflitti da artrosi e mal di schiena cronico. In corso tre trial clinici per valutare l’efficacia del trapianto del disco intervertebrale di cellule staminali mesenchimali autologhe o da donatore.

I risultati preliminari risultano incoraggianti, dimostrando un significativo miglioramento del dolore e del metabolismo dei dischi trattati, valutati tramite tecniche avanzate di risonanza magnetica. L’obiettivo finale di questi studi è arrivare alla rigenerazione del disco intervertebrale.

Cellule mesenchimali per la guarigione di fratture e staminali per tessuto cartilagineo

Sarà, inoltre, condotto uno studio clinico multicentrico volto ad evidenziare l’efficacia delle cellule mesenchimali del midollo osseo da donatore – combinate con un biomateriale – per la guarigione di fratture con ritardo o assenza di consolidamento.

Si segnala altresì un progetto finanziato dal Ministero della Salute per una terapia avanzata con cellule staminali da cordone ombelicale per la rigenerazione di tessuto cartilagineo come trattamento per l’artrosi di ginocchio.

Robotica d’avanguardia

La Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico è un centro ad alta specializzazione robotica che dispone a oggi di tre robot: un sistema robotico per artroplastica di ginocchio e anca; una piattaforma robotica per interventi urologici in chirurgia laparoscopica e un robot mobile per imaging e navigazione che supporta i chirurghi in interventi alla colonna vertebrale, strumenti questi che consentono maggiore precisione e accuratezza, ridotti tempi di degenza, un recupero più rapido e minor dolore.

Il robot mobile per imaging e navigazione risulta di particolare rilevanza nei casi di patologie destabilizzanti che coinvolgono le strutture nervose, come l’instabilità vertebrale, la deformità della colonna, scoliosi o spondilolistesi.

Laddove risulti necessario impiantare viti che assicurino le vertebre le une alle altre per garantire maggiore stabilità al paziente, il robot – sulla base di immagini diagnostiche acquisite con le strumentazioni consuete e di quanto indicato da suoi sensori – guida i chirurghi nell’intervento consentendo una riduzione delle tempistiche del 25%.