Tra le affezioni croniche dolorose che colpiscono gli arti c’è anche la sindrome dolorosa complessa, condizione che si avvia con un trauma ma che genera un dolore sproporzionato per durata e intensità rispetto al trauma stesso, associato a una serie di segni atipici, come disturbi motori e sensoriali, sudomotori, trofici e vasomotori. La zona può quindi presentare edema, essere arrossata, calda e ipersensibile al tatto.
Esistono due forme di questa patologia, che ogni anno colpisce tra le 5 e le 26 persone ogni 100.000: la CRPS1, responsabile di circa il 90% delle diagnosi, e la CRPS2, caratterizzata da evidenti lesioni nervose.
Come la International Association for the Study of Pain (IASP) insegna, un dolore cronico deve sempre essere trattato in modo multidisciplinare e a 360 gradi.
Un recente studio randomizzato controllato condotto in Repubblica Ceca e pubblicato su European Journal of physical and rehabilitation Medicine valuta l’efficacia della terapia della mirror therapy nel ridurre il dolore causato dalla CRPS1 a carico della mano.
Indicazioni sulla mirror therapy
I pazienti arruolati nello studio sono 27, tutti con diagnosi di CRPS1 ottenuta seguendo i criteri di Budapest. Gli autori li hanno divisi in due gruppi: A, nel quale i partecipanti sono stati sottoposti a mirror therapy per una decina di minuti al giorno per 6 settimane di fila; B, che ha agito da controllo per le prime 6 settimane, per poi effettuare lo stesso iter con la mirror therapy del gruppo A.
In entrambi i casi, i pazienti hanno ricevuto una mirror box dal fisioterapista che li seguiva, da usare in autonomia a casa. Gli esercizi da svolgere: un misto di vari movimenti, dalla pronazione alla supinazione, apertura e chiusura del pugno, camminata delle dita e applauso, il tutto tenendo la mano affetta all’interno della mirror box e utilizzando, invece, la mano sana, che si sovrappone così all’altra alla vista del paziente.
Per quanto riguarda la mano dolente, la richiesta era di tenerla assolutamente ferma per i primi cinque minuti di allenamento per poi eventualmente concederle qualche movimento lieve.
Outcome selezionati dai ricercatori
L’outcome principale riguarda il dolore alla mano: i partecipanti hanno quindi dovuto registrare l’intensità dolorosa con una scala visuale analogica quotidianamente, sia tenendola ferma sia durante il movimento. Inoltre, a 30 giorni dalla chiusura dello studio, i pazienti hanno ricevuto una telefonata di follow-up per un’ulteriore valutazione del dolore.
L’outcome secondario prende in considerazione la funzionalità della mano, calcolando diversi aspetti: il range of motion attivo; la forza muscolare; la destrezza; il volume di mano e avambraccio, per valutare la presenza di edemi; la differenza di temperatura tra mano destra e sinistra. Infine, è stato chiesto di compilare un questionario relativo alla qualità di vita associata alla salute.
Lo studio evidenzia come i partecipanti di entrambi i gruppi abbiano raggiunto miglioramenti tanto nel dolore quanto nella funzionalità della mano dopo le 6 settimane di mirror therapy, in alcuni casi statisticamente significativi e in altri quasi statisticamente significativi. L’unico parametro a non aver subito cambiamenti è la differenza di temperatura della mano.
Al contrario, il gruppo B non ha evidenziato alcun miglioramento nella fase di controllo, a conferma che l’effetto è stato ottenuto con la mirror therapy. Nella pubblicazione gli autori sottolineano anche che il metodo utilizzato è a basso costo, fatto utile in situazioni in cui sia necessario porre attenzione alla sostenibilità del sistema sanitario.
Studio: Machač S, Chasáková L, Kakawand S, Kozák J, Štěpánek L, Vejvalka J, et al. Mirror visual feedback as therapeutic modality in unilateral upper extremity complex regional pain syndrome type i: randomized controlled trial. Eur J phys rehabil Med 2024 Jan 10.