L’Accademia Tecniche Nuove presenta il programma ECM di Ortopedici&Sanitari “Trauma sportivo e riabilitazione”, disponibile in otto moduli dal 15 febbraio 2021 al 14 febbraio 2022 in formato html e in pdf scaricabili.
Il corso propone un approccio multidisciplinare al tema e dà diritto a 27 crediti formativi.
Ne è responsabile scientifico e tutor il dottor Giuseppe Castoldi, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Carate Brianza (ASST di Vimercate). Destinatari ne sono medici di tutte le specializzazioni, tecnici ortopedici, Infermieri, fisioterapisti, in un’ottica multidisciplinare.
L’obiettivo formativo è permettere loro di sviluppare competenze e conoscenze tecnico-professionali individuali nel settore specifico di attività.
Alla base del corso, che considera sia gli amatori sia i professionisti, c’è la consapevolezza della crescente popolarità della pratica sportiva e del fatto che i limiti della prestazione si spostano sempre più in alto, «insieme all’evoluzione delle attrezzature e al cambiamento dei terreni di gara».
Tutto questo comporta «mutamenti nell’incidenza e nella tipologia degli infortuni», altresì legati «all’incremento dello stress articolare correlabile ai gesti atletici specifici (velocità di esecuzione e di gioco) e alle caratteristiche degli atleti – aumento di altezza e massa – rispetto al passato».
Entra in gioco più fortemente il ruolo della nutrizione; si consolida l’idea che il trauma sportivo spezzi l’equilibrio psicofisico dei soggetti: la riabilitazione «si prefigge lo scopo di recuperarlo» e il corso ha fra i suoi scopi quello «di declinarlo in alcune tipologie di sport» affrontate con moduli dedicati.
«Gli atleti», ha detto il dottor Castoldi, «possono subire lesioni che sono comuni al resto della popolazione ma diventano uniche per la specificità dello sport praticato. È importante riuscire a riconoscere anche queste comuni lesioni fin dal momento della valutazione iniziale. Per molti atleti infortunati è fondamentale un approccio multidisciplinare e il ruolo svolto dal fisioterapista nella riabilitazione, che deve avere una buona conoscenza delle nozioni di biomeccanica applicate al corpo, i tempi di guarigione dei tessuti e la presenza di protocolli postoperatori basati sull’evidenza. La finalità ultima è di riportare l’atleta alla sua attività al momento giusto, nel rispetto delle leggi della biologia e nella riduzione del rischio di un nuovo infortunio».
Infortunio e trattamento
Soffermandosi sul metodo, che abbraccia sia i professionisti sia i dilettanti, Castoldi ha spiegato: «benché miri a migliorare salute e funzionalità delle strutture osteo-muscolari, lo sport si caratterizza per il reiterarsi di gesti che espongono ossa, muscoli, articolazioni al rischio di patologie. Lo sportivo amatoriale non differisce da altri pazienti che incorrono in traumi dell’apparato muscolo-scheletrico: l’approccio è sostanzialmente sovrapponibile ma deve tenere in conto che gli amatori fanno sport per divertirsi, ma non solo. Ci sono agonisti che gareggiano per vincere, magari contro sé stessi, perseguendo la maggior efficienza fisica ma restando in salute. E non agonisti, che esercitano altre professioni, si cimentano per svago e mantenersi in buona forma».
Gli infortuni da sport sono di diverso tipo: in particolare si distingue tra infortuni da contrasto, da caduta, da tensione o sforzo o gesti ripetitivi. Il trattamento delle lesioni potrà variare dagli standard per favorirne la corretta guarigione nel minor tempo possibile, ricorrendo talora a indicazioni chirurgiche pur di consentire una precoce ripresa della mobilità. «Ricordiamo», ha detto Castoldi, che nel 2010 il campione di MotoGP Valentino Rossi subì una frattura scomposta di tibia e perone che richiese uno trattamento chirurgico con un chiodo endomidollare come per tutte le fratture di gamba scomposte, ma la differenza la fece un opportuno recupero fisioterapico che gli permise di guarire in tempi record e tornare a correre. Ben differente l’esito del più recente infortunio all’altro pilota Marc Marquez, dove la condotta riabilitativa errata ha provocato una serie di complicazioni che hanno portato a nuovi interventi chirurgici. Questo per affermare che le leggi della biologia che oggi conosciamo non possono certo essere annullate ma vanno assecondate nel migliore dei modi».
Il corpo e la mente
Si è accennato al fatto che un infortunio è spesso ritenuto anche una rottura dell’equilibrio psico-fisico della persona e dipende da un inadeguato approccio mentale al gesto sportivo. Quello che Castoldi definisce «training psichico» è quindi importante quanto quello fisico. Entrambi vanno disegnati su misura a seconda della tipologia del soggetto e dell’età. «Esistono programmi sempre più specifici per la preparazione psicologica degli atleti e delle squadre ad alto livello, perché lo sport non è solo fisico, ma anche di testa. Richiede costanza e impegno in allenamento, volontà e resistenza alla fatica e ai sacrifici, capacità di sopportare la pressione emotiva di una gara e dei giorni che la precedono. L’atleta si costruisce un’immagine relativa ai suoi limiti e obiettivi, alle motivazioni, agli avversari e al pubblico, investendo sulle sue risorse per raggiungere in campo performance di livello che lo portano a percepirsi come efficace, competente e di valore.
Molti studi di letteratura mostrano come l’ansia possa essere nemica della prestazione sportiva agonistica e possa influenzarne negativamente i risultati. Durante lo stato di ansia si attiva il sistema nervoso simpatico che provoca una serie di alterazioni fisiche, endocrine e biochimiche, le quali a loro volta contribuiscono a un precoce esaurimento delle risorse fisiche e mentali dell’atleta. Come migliorare? Gli esercizi di training mentale, uniti a tecniche di rilassamento possono rendere possibile uno stato di concentrazione ottimale e la percezione di una superiore efficacia permetterà di affrontare la sfida sportiva positivamente e con successo. Secondariamente, si assisterà anche a una riduzione del rischio di infortunio oppure ancora a una ottimale riabilitazione post-traumatica».
È stato quindi lo specialista di Medicina dello sport e medico sociale di società professionistiche del calcio e del basket Ezio Giani a toccare un altro aspetto d’interesse della prevenzione e della riabilitazione dagli infortuni sportivi presso amatori e agonisti e cioè quello dell’alimentazione. Per ottenere e mantenere la «condizione di forma fisica che è alla base della prestazione», l’atleta può e deve mangiare di tutto tenendo presente che il traguardo è realizzare il totale equilibrio nutrizionale.
La riabilitazione a tavola
«È essenziale», ha detto Giani, «per soddisfare le molteplici esigenze dell’organismo umano, compendiate in tre fondamentali necessità: strutturale, cioè il ricambio cellulare dovuto all’usura dei tessuti biologici; energetica – energia necessaria per vivere, e espletare una qualsiasi attività fisica – e bioregolatrice, con la regolazione ottimale delle diverse reazioni biochimiche che si susseguono. Le consuetudini alimentari tradizionale del nostro Paese sono riconosciute come le più idonee e sono quelle da rispettare e da seguire; e ne consegue che in linea di massima l’alimentazione dello sportivo differisce da quella delle altre persone comuni solamente dal punto di vista quantitativo».
Se quindi «la dieta da sola non riesce ad aumentare il rendimento di un atleta», senz’altro «una alimentazione inadeguata o scorretta può fortemente limitarne le prestazioni» e analogamente un regime ben bilanciato può essere di grande utilità anche in sede di riabilitazione post-traumatica. «Dopo l’insorgenza del trauma», ha detto Giani, «si distinguono due fasi. La prima è caratterizzata dall’immobilità in cui si verificano ipotrofia muscolare, perdita di forza e funzionalità; la seconda dalla riabilitazione, in cui l’atleta ricomincia gradualmente l’attività dopo essersi sottoposto alle cure del caso. Nella prima, nella sede del danno si scatena la risposta infiammatoria che inizialmente è evento positivo in quanto facilita la riparazione dei tessuti, ma che successivamente deve essere controllato per evitare gli effetti negativi delle interleuchine e degli ormoni catabolici».
Ovvero: adrenalina, cortisolo, glucagone. La strategia nutrizionale in queste situazioni «deve essere mirata a ridurre la resistenza anabolica contrastando il perdurare dei fenomeni infiammatori» sincerandosi che il regime nutrizionale sia completo e in equilibrio. Per Giani, «si potrà ridurre una parte di carboidrati in quanto gli atleti non esercitano attività fisica e privilegiare alimenti quali i pesci grassi quali salmone, tonno, sgombro, sardine; e noci e olio di oliva per aumentare la quota di acidi grassi omega 3».
Acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA) sono somministrabili anche come integratori e hanno azione antinfiammatoria. Durante il recupero post-immobilizzazione «è invece possibile sfruttare lo stimolo anabolico derivante dall’assunzione di proteine ad alto valore biologico. Si può somministrare un supplemento di aminoacidi essenziali e di aminoacidi a catena ramificata. Tra tutti gli aminoacidi essenziali, la leucina è più efficace per stimolare la sintesi proteica muscolare e contrasta i fenomeni di resistenza anabolica. Infine, in caso di frattura ossea è necessario aggiungere l’introduzione di vitamina D e vitamina K 2», ha concluso.
Gli otto moduli del programma
Di seguito, i temi degli otto moduli didattici in html e pdf scaricabili e pubblicati progressivamente da febbraio 2021 sulla rivista Ortopedici&Sanitari. I test di apprendimento si svolgono con risposta quadrupla e a doppia randomizzazione. I certificati ECM si scaricano o si stampano dopo aver concluso il percorso formativo, superato i test di apprendimento previsti e considerati validi se almeno il 75% delle risposte risulta corretto; dopo aver compilato il questionario obbligatorio sulla qualità percepita. Ogni test si può sostenere al massimo cinque volte, come previsto dalla normativa Agenas ECM vigente. Il percorso è infine integrato da un approfondimento sulla nutrizione sportiva curato dalla dietista specializzata nell’alimentazione per lo sport dottoressa Ilaria Zavarin.
Modulo 1: Attività fisica – attività sportiva (autore: Ezio Giani; co-autori: Chiara Busso, Massimo Calabrese, Andrea Lauria; collaboratori: Alberto Colombo e Fabrizio Rapuzzi, specialisti in Medicina dello sport, liberi professionisti, CAM Sport Srl).
Modulo 2: La traumatologia dello sport (autore: Giuseppe Castoldi; co-autori: Chiara Busso, Massimo Calabrese, Andrea Lauria, Enrichetta Tellerini)
Modulo 3: La riabilitazione in ambito sportivo (autore: Marco Monticone; co-autori: Chiara Busso, Massimo Calabrese, Andrea Lauria)
Modulo 4: Traumi e riabilitazione nel basket e nel calcio (autore: Marco Bigoni; co-autori: Chiara Busso, Massimo Calabrese, Andrea Lauria, Enrichetta Tellerini)
Modulo 5: Traumi e riabilitazione nello sci e nel nuoto (autore: Marco Bigoni; co-autori: Chiara Busso, Massimo Calabrese, Andrea Lauria, Enrichetta Tellerini)
Modulo 6: Traumi e riabilitazione negli sport minori (autore: Giuseppe Castoldi; co-autori: Chiara Busso, Massimo Calabrese, Andrea Lauria, Enrichetta Tellerini)
Modulo 7: Le fratture da stress (autore: Giuseppe Castoldi; co-autori: Chiara Busso, Massimo Calabrese, Andrea Lauria, Enrichetta Tellerini)
Modulo 8: La nutrizione nello sport (autore: Ezio Giani, in collaborazione con Ferruccio Cavanna, biologo, specialista In Scienza dell’alimentazione, libero professionista CAM Sport Srl)
Roberto Carminati