Tutti i bambini, quando iniziano a camminare, hanno una deambulazione propulsiva, molto spinta sulle punte dei piedi. Con l’allenamento e lo sviluppo di coordinazione ed equilibrio, il passo dovrebbe però regolarizzarsi, con l’appoggio di tallone-pianta-punta tipico degli adulti. In alcuni soggetti questo passaggio non avviene, magari per la presenza di patologie specifiche di carattere neurologico, neuromuscolare e ortopedico. Anche l’autismo e condizioni di iper o iposensibilità della pianta del piede possono porta a questo tipo di camminata, definita dall’inglese, toe walking.
Si utilizza invece l’aggettivo “idiopatico” quando non ci sono cause certe per il camminare sulle punte. Questa condizione interessa tra il 7% e il 24% della popolazione pediatrica. Di norma l’approccio a questa patologia è di tipo conservativo. Si è infatti osservato che in questi soggetti il tendine di Achille è spesso retratto e occorre quindi intervenire per allungarlo. In presenza di eccessiva rigidità, può essere necessario procedere con sedute di tossina botulinica seguite da immobilizzazione con docce gessate o tutore caviglia-piede. In alcuni casi può essere necessario ripetere la procedura più volte.
L’impatto psicologico a questo trattamento dei piccoli pazienti e le loro famiglie può essere elevato e portare a una bassa adesione terapeutica. Un recente studio texano, condotto nell’ospedale Scottish Rite for Children di Dallas, valuta l’efficacia di un programma di educazione terapeutica rivolta agli specialisti nel migliorare la compliance, appunto, e gli esiti del percorso terapeutico. 60 i pazienti inclusi nello studio, tutti di età compresa tra i 4 anni e mezzo e i 10 anni circa, tutti seguiti con un protocollo che include docce gessate settimanali per 4-6 settimane per raggiungere una dorsiflessione della caviglia di 10° con un range of motion passivo. Il ginocchio era lasciato esteso. Il raggiungimento dell’obiettivo era sempre valutato con un indice di postura del piede (FPI-6) e con il test “single leg stance” (SLS) che valuta l’equilibrio da fermi su una sola gamba. Metà dei soggetti sono stati seguiti prima dell’implementazione del programma educativo e gli altri dopo, così da vedere le eventuali differenze. Risulta che tutti i soggetti sono stati sottoposti alla misurazione del range of motion passivo della dorsiflessione nel piede e che l’intervento consente, con ginocchio esteso, di migliorare questa misura da -10,7° a +6,5°. L’intervento di educazione specialistica consente invece di migliorare l’aderenza all’uso dei test FPI-6 e SLS.
Grazie al raggiungimento di questi obiettivi, i pazienti hanno potuto proseguire con il proprio percorso terapeutico utilizzando un tutore differente. Raggiunto un certo grado di dorsiflessione può infatti essere sufficiente utilizzare un plantare, meglio se costruito su misura, che agevola la camminata ed evita che il soggetto continui a camminare in punta di piede. Occorre infatti prendere in considerazione che, al di là della presenza di retrazione del tendine di Achille, che può anche determinarsi nel tempo a causa dello stile di camminata, i pazienti con “Toe-Walking idiopatico” potrebbero avere uno schema motorio errato a livello di corteccia motoria: modificarlo può richiedere tempo.
(Lo studio: Zapata KA, Trevino ME, Reyes FI, Jo C, Sharma C. Adherence to serial casting protocols for idiopathic toe walking: A quality improvement initiative. J Pediatr Rehabil Med. 2022 Sep 6. doi: 10.3233/PRM-210054. Epub ahead of print. PMID: 36093715)
Stefania Somaré