Gli interventi di protesizzazione del ginocchio sono in costante aumento: grazie all’avanzare della tecnologia, all’introduzione di approcci mininvasivi e alla qualità degli impianti, oggi è possibile operare anche grandi anziani che abbiano ancora esigenze di movimento. E non sono pochi.
Il costante stimolo all’invecchiamento attivo sta portando risultati, senza dimenticare che anche per vivere in autonomia la funzionalità del ginocchio è essenziale.
Soprattutto, quando l’artrosi è in fase avanzata, il dolore articolare può diventare debilitante, costringendo l’individuo in casa, il che può avere ricadute negative sui piani emotivo e sociale e sulla salute.
Un team del Dipartimento di Chirurgia Ortopedica del Maimonides Medical Center di Brooklyn si è chiesto se vi siano differenze, in termini di complicanze a 90 giorni, lunghezza del periodo di ricovero, tasso di riammissione a 90 giorni e complicanze a carico della protesi a 2 anni negli interventi di artroplastica totale di ginocchio (TKA) effettuati su pazienti sopra ottaugenari e non ottaugenari.
Per avere risposte sono necessari grandi numeri: ecco allora che gli autori hanno allestito uno studio retrospettivo utilizzando i dati del PearlDriver database, contenenti oltre quattro miliardi di informazioni sanitarie relative a pazienti. In tutto sono stati infividuati 1.775.460 soggetti sottoposti a TKA tra il 2005 e il 2014.
Di questi, 295.908 over 80, inseriti nella coorte di studio. I restanti 1.479.552 pazienti, tutti di età compresa tra i 65 e i 79 anni, sono stati inseriti nella coorte di controllo. Gli autori hanno poi associato a ogni over 80 altri 5 pazienti under 80, stando attenti a creare pool omogenei per genere e comorbidità.
I risultati dello studio mettono in evidenza una serie di differenze tra i due gruppi, tutte significative dal punto di vista statistico: gli ottagenuari hanno infatti una maggiore incidenza di riammissioni a 90 giorni e un ricovero più lungo, se confrontati con gli under 80, mentre mostrano un minor rischio di sviluppare complicanze all’impianto nei due anni successivi l’intervento. Nessuna differenza è stata invece evidenziata nello sviluppo di complicanze mediche a 90 giorni.
Queste differenze possono essere spiegate proprio dall’età: un ottantenne, a parità di comorbidità di un soggetto più giovane, presenta comunque mediamente un organismo caratterizzato da un delicato equilibrio che può essere rotto da un intervento chirurgico: è quindi facile capire che abbiano bisogno di un periodo di osservazione maggiore, il che allunga il tempo del ricovero. È anche possibile che alcuni parametri vitali ci mettano più tempo a tornare in equilibrio. Probabilmente è simile anche la ragione alla base di un tasso di riammissione più elevato.
D’altra parte, la mobilità di un ottantenne è spesso minore rispetto a quella di un sessantacinquenne o settantenne e per queste ragioni è più raro che si verifichino complicanze all’impianto. Questo studio è tra i pochi ad avere sin qui preso in considerazione l’impatto di una TKA sui grandi anziani e fornisce un quadro preciso, che andrebbe certamente confermato da altri lavori.
(Lo studio: Varghese PP, Chen C, Gordon AM, Magruder ML, Vakharia RM, Erez O, Razi AE. Complications, readmission rates, and in-hospital lengths-of-stay in octogenarian vs. non-octogenarians following total knee arthroplasty: An analysis of over 1.7 million patients. Knee. 2022 Apr 2;35:213-219. doi: 10.1016/j.knee.2022.03.012. Epub ahead of print. PMID: 35381573)
Stefania Somaré