Parkinson, osteoporosi non implicata nell’aumento di fratture

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È noto che i pazienti affetti da morbo di Parkinson sono maggiormente esposti al rischio di cadere: ciò è determinato dallo scarso equilibrio che caratterizza la malattia e dal freezing, fenomeno che si verifica improvvisamente e che fa sentire i piedi congelati e incollati al pavimento. Ci sono, però, altri fattori che concorrono come i problemi di vista, l’ipotensione ortostatica, la postura sbilanciata in avanti e il minor tono muscolare.

Le cadute da Parkinson hanno poi delle caratteristiche peculiari: avvengono di norma in avanti e solo di rado di lato e si verificano soprattutto quando si ha un cambio repentino di movimento o quando si cerca di fare più cose contemporaneamente, come trasportare un oggetto camminando.

Quando si parla di cadute nel Parkinson ci sono addirittura studi che evidenziano che le cadute aumentano anche prima della comparsa dei sintomi, ovvero nella fase latente della malattia che può durare anche una decina di anni, tant’è che potrebbero essere un biomarker per una diagnosi più precoce del morbo.
Queste cadute sono spesso rovinose e causano fratture che richiedono un accesso in Pronto Soccorso. Spesso a essere interessato è il femore. Viene naturale chiedersi se l’osteoporosi possa peggiorare questa situazione.

Per capirlo un team di ricerca della Corea del Sud ha allestito uno studio basato su un database nazionale che ha visto coinvolgere 9126 pazienti con Parkinson e 35.601 di controllo.
Gli autori hanno valutato il tasso di fratture globali e di anca del campione e determinato il rischio di frattura basandosi sulle curve di Kaplan-Meier e sul modello dei rischi proporzionali di Cox.

Infine, per completare le informazioni, gli autori hanno anche indagato la presenza o assenza di osteoporosi.
Come ci si aspettava, lo studio ha confermato che i pazienti affetti da Parkinson hanno una maggiore probabilità di fratture rispetto agli altri, tenuto conto del periodo di riferimento, con un aumentato rischio di rotture generali e dell’anca.

Gli autori hanno però anche scoperto che il rischio di frattura è invariato tra i pazienti parkinsoniani con e senza osteoporosi. Sembrerebbe quindi che l’osteoporosi non modifichi in alcun modo il rischio di frattura.

Un aspetto essenziale da tenere in considerazione quando si ha a che fare con un paziente affetto da Parkinson è l’ambiente abitativo, che deve essere privo di ostacoli che favoriscano le cadute, tappeti in primis.
Pubblicato sul Journal of Bone and Mineral Metabolism, lo studio è stato condotto da vari enti coreani: il Dipartimento di Medicina della Riabilitazione del Seoul National University Hospital, che ha capitanato la cordata, il Dipartimento di Oftalmologia del Seoul National University Bundang Hospital, il National Traffic Injury Rehabilitation Hospital, l’Istituto sull’invecchiamento della Seoul National University e l’Istituto di Ricerca in Neuroscienze del Seoul National University College of Medicine, Seoul, Republic of Korea.

(Lo studio: Kim TL, Byun SJ, Seong MY, Oh BM, Park SJ, Seo HG. Fracture risk and impact of osteoporosis in patients with Parkinson’s disease: a nationwide database study. J Bone Miner Metab. 2022 Mar 26. doi: 10.1007/s00774-022-01322-w. Epub ahead of print. PMID: 35347431)

Stefania Somaré