Al MIT si studia nuova interfaccia per la comunicazione dei disabili gravi

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Nomon è il nome di un sistema di comunicazione ideato da ricercatori del Dipartimento in Scienze Computazionali e Ingegneria Elettrica (EECS) del Massachusetts Institute of Technology (MIT) per facilitare la comunicazione in soggetti in grado di muovere solo minime porzioni di muscolo.

Esistono già sistemi che consentono a questi pazienti di comunicare i propri pensieri al mondo, ma sono estremamente lenti e rigidi.
Basati su delle griglie ben definite di lettere, richiedono all’individuo di scorrere le varie opzioni fino ad arrivare alla lettera desiderata, per poi selezionarla con un piccolo movimento e consentono solo di scrivere frasi e non di fare altro, come per esempio disegnare o lavorare a computer.

Nomon, al contrario, presenta un’interfaccia differente, basato sull’interazione con un orologio analogico: questo è posto accanto a ogni opzione che può essere selezionata.
Vediamo come funziona con un esempio. Poniamo che il paziente voglia disegnare: sullo schermo ci sono una casa e un aereo, con i rispettivi orologi. Il soggetto decide di selezionare la casa: allora deve attendere che la lancetta attivi sulla linea rossa per schiacciare il pulsante. Quando lo fa, la selezione è avvenuta.

A questo punto, il sistema presenta una serie di altre possibilità che c’entrano con la prima immagine, in una modalità probabilistica e il processo continua.
Ciò rende la modalità di scelta più rapida, perché non richiede di scorrere tra una infinità di immagini.
Lo stesso vale per le lettere dell’alfabeto e la composizione di parole: qui interviene anche un sistema di intelligenza artificiale che, similmente a quanto avviene con gli smartphone, propone al soggetto una serie di possibilità sulla base della parola già digitata.

Non solo, man mano che l’utente fa uso di Nomon, il sistema di affina e offre soluzioni sempre più pertinenti con il modo di scrivere del paziente stesso.
L’interfaccia migliora quindi con l’uso, tanto da conoscere il modo di digitare del paziente e di correggerne gli errori: per esempio, se questi è sempre un poco in ritardo rispetto alla lancetta rossa, Nomon interviene nella selezione.

Sottoposto a uno studio di fattibilità, Nomon ha mostrato di consentire una comunicazione più veloce del paziente, rispetto alle interfacce comune, oltre che di essere efficace anche per la produzione di disegni, per esempio.

Allo studio hanno partecipato 13 soggetti in grado di schiacciare un bottone e solo uno che non riusciva a farlo per una forma avanzata di distrofia muscolare.
Ognuno ha partecipato a 10 sessioni da 20 minuti: le prime 9 incentrate sulla scrittura, mettendo a confronto Nomon con un’interfaccia di scansione della colonna; l’ultima per selezionare figure.

I risultati sono interessanti: anche il soggetto con distrofia muscolare grave ha aumentato la propria velocità di selezione del 15%, gli altri ancora di più. Non solo: la velocità aumenta del 20% davanti a parole non famigliari, con una riduzione di errore di quasi il 50%. Anche la selezione delle immagini risulta migliore con Nomon, con una velocità maggiore del 36%. Certo, il sistema non è ancora perfetto. Rispetto alle interfacce comuni, Nomon richiede infatti un maggior numero di click, il che può mettere in difficoltà soprattutto i pazienti completamente paralizzati. Il team ci sta lavorando e intende anche effettuare nuove ricerche con un maggior numero di disabili.

L’interesse è molto perché potrebbero giovare di questo interfaccia molti pazienti, affetti per esempio da sclerosi multipla, paralisi cerebrale e sindrome del chiavistello. Allo studio hanno collaborato anche la Michigan Technological University. Presentato durante la “ACM Conference on Human Factors in Computing Systems”, il lavoro è supportato dal “Seth Teller Memorial Fund to Advanced Technology for People with Disabilities”, dal “Peter J. Eloranta Summer Undergraduate Research Fellowship” del MIT, e dalla National Science Foundation.

Stefania Somaré