Uno studio randomizzato controllato croato suggerisce che gli ultrasuoni siano un efficace alleato nel trattamento delle tendiniti calcifiche croniche di spalla, caratterizzate da deposito di idrossiapatite nei tendini della cuffia dei rotatori.
Si tratta di un tipo di tendinite tutt’altro che rara, rappresentando circa il 20% di tutte le patologie della spalla.
Più colpite sono le donne tra 30 e 40 anni, soprattutto se impegnate in lavori manuali. Nel 10% dei casi il problema è bilaterale.
Se sintomatiche, queste tendiniti si manifestano con dolori intensi e limitanti, anche ad arto fermo e di notte, soprattutto a livello anteriore o laterale, Nell’80% dei casi, infatti, il tendine interessato dai depositi di calcio è il sovraspinato.
Il trattamento terapeutico si basa, da una parte, su farmaci per ridurre il dolore e, dall’altra, sulla fisioterapia per recuperare l’articolarità.
Negli ultimi anni si è iniziato a testare anche onde d’urto e ultrasuoni per favorire la rottura della calcificazione e risolvere la patologia.
Nello studio preso in considerazione, gli autori hanno selezionato 46 pazienti con tendinite calcifica di spalla cronica, per un totale di 56 spalle, dividendoli in un gruppo di studio e uno di controllo.
Il primo ha ricevuto sessioni di ultrasuoni della durata di 10 minuti, a frequenza 1 Mhz e intensità 1.5 W/cm², mentre al gruppo di controllo è stato somministrato un placebo.
Tutti i partecipanti sono inoltre stati seguiti da un fisioterapista per sessioni riabilitative di mezz’ora 5 volte la settimana per 4 settimane, ognuna divisa in 10 minuti di stretching e 20 di rinforzo.
Ecco i parametri valutati prima e dopo i trattamenti: intensità del dolore a risposo, di notte e durante i movimenti; dolore globale; range of motion passivo e attivo della spalla; forza di presa.
Inoltre, i pazienti hanno completato il HAQ-DI (Health Assessment Questionnaire Disability Index) e lo SPADI (Shoulder Pain and Disability) per valutare lo stato funzionale della spalla.
Alla fine di ogni intervento è stata utilizzata anche una scala di Likert a 5 punti per valutare la soddisfazione generale.
In linea di massima, il team non ha individuato grandi differenze nei valori dei parametri presi in considerazione, con la sola eccezione del questionario HAQ-DI, il cui punteggio è decisamente inferiore nel gruppo di studio.
Le cose cambiano un poco concentrandosi sui cambiamenti relativi: si vede allora una maggiore riduzione della calcificazione dopo il trattamento con ultrasuoni, rispetto che con la sola fisioterapia, associata a una riduzione del dolore generale e a un rinforzo della presa.
Da sottolineare che al diminuire del dolore, spesso cala anche l’uso di antidolorifici utilizzati, il che è un vantaggio per il benessere generale del soggetto.
Lo studio conferma quanto già indicato da altri lavori, ma non possiamo certo parlare di evidenza, dato il piccolo numero del campione. Sarebbe interessante vedere i risultati di una sperimentazione più ampia.
Il team di ricerca è composto da professionisti afferenti a diversi enti di Zagabria: l’Ospedale Pediatrico, la Scuola di Medicina dell’Università cittadina, l’Ospedale Universitario. Ha partecipato anche lo Special Hospital for Medical Rehabilitation di Krapinske Toplice.
(Lo studio: Čota S, Delimar V, Žagar I, Kovač Durmiš K, Kristić Cvitanović N, Žura N, Perić P, Laktašić Žerjavić N. Efficacy of therapeutic ultrasound in the treatment of chronic calcific shoulder tendinitis: a randomized trial. Eur J Phys Rehabil Med. 2023 Feb 1. doi: 10.23736/S1973-9087.22.07715-2. Epub ahead of print. PMID: 36723056)
Stefania Somaré