Uno studio condotto dalla Mayo Clinic di Rochester (Minnesota) ha evidenziato gli aspetti essenziali da tenere in considerazione per organizzare un servizio di teleriabilitazione efficace e divertente per i pazienti più piccoli (Rabatin AE, Lynch ME, Severson MC, Brandenburg JE, Driscoll SW. Pediatric telerehabilitation medicine: Making your virtual visits efficient, effective and fun. J Pediatr Rehabil Med. 2020 Oct 19. doi: 10.3233/PRM-200748. Epub ahead of print. PMID: 33136081).
Come altre realtà internazionali, anche la Mayo Clinic ha sfruttato il potenziale della telemedicina per continuare a seguire i pazienti pediatrici coinvolti in un percorso riabilitativo anche in epoca Covid-19.
Il sistema è inoltre fondamentale per rendere accessibile la riabilitazione anche a soggetti che vivono in aree isolate o montane. Alcuni passi da compiere sono, secondo l’équipe statunitense, un cambio di vocabolario, con l’introduzione di parole come “visita virtuale”, la possibilità d’interagire con le famiglie dei pazienti a distanza e cambi nella documentazione utilizzata.

Come sottolineano i ricercatori nello studio, esistono delle fonti alle quali attingere per creare un sistema efficace, per esempio video e interviste di persone che già usano la teleriabilitazione.
È quindi possibile ricalcare esperienze già esistenti.
In questo lavoro sono rese disponibili check-list che potrebbero favorire la preparazione del setting più adeguato a condurre una visita virtuale o una sessione di teleriabilazione, indicazioni rispetto alla qualità della connessione e alle piattaforme da creare e molto altro ancora.

Lo studio non tralascia gli aspetti dell’organizzazione e della comunicazione, suggerendo per esempio al medico e al riabilitatore di sorridere al bambino, di parlare piano e di guardare sempre nello schermo per poter raggiungere anche empaticamente il piccolo paziente.
Infine, si evidenzia l’importanza di preparare i famigliari a partecipare alle sessioni attivamente, renderli autonomi nel gestire il piccolo paziente durante la visita e così via.
Allo studio hanno partecipato il Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa e il Dipartimento di Medicina Pediatrica e dell’Adolescente del prestigioso istituto statunitense.

Stefania Somaré