Sitop, cresce il burnout tra gli ortopedici pediatrici

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Il XXIV congresso nazionale della Società Italiana di Traumatologia e Ortopedia Pediatrica è stato occasione per presentare i dati di una survey condotta su 250 ortopedici pediatrici, dalla quale è emerso che il 24% di questi specialisti si sente in burnout, mentre un ulteriore 27% lo sente avvicinarsi. Il 53% si sente sotto stress. L’età media di questi professionisti è 36-37 anni.

Quali sono i principali fattori alla base di questa situazione che, peraltro, accomuna l’ortopedia pediatrica ad altre specialità? «Carenza di organico, iperattività e mancanza di spazi per la crescita professionale e individuale che, trattandosi di chirurghi, corrisponde al non poter accedere alle sale operatorie in modo continuativo», sottolinea Nunzio Catena, ortopedico dell’Irccs Istituto Giannina Gaslini di Genova e membro del consiglio direttivo della Sitop.

La survey è stata infatti effettuata durante il periodo pandemico, quando, lo sappiamo, molti degli interventi elettivi programmati sono stati rinviati per ridurre i rischi di contagio.

Peggiora la situazioni la difficoltà a godere delle giornate di vacanza, un diritto inalienabile, necessario per consentire una ricarica fisica e psicoemotiva del soggetto. Bene, l’indagine ha evidenziato che «oltre il 60% del campione ha 30 giorni di ferie, e qualcuno fino a 150, degli anni passati, da dover ancora godere».

Come per altre analisi effettuate negli ultimi mesi, anche questi risultati non possono essere imputati alla pandemia che, semmai, ha avuto il pregio, questo sì, di mettere in risalto gli aspetti carenti della nostra sanità.

Lo conferma Catena che spiega: «questa era una realtà già presente ma probabilmente negli intervistati che non si riconoscono nel burnout ha comportato un aumento della condizione di stress connessa, per esempio, col fatto di non poter garantire ai pazienti l’accesso alle cure non urgenti nei tempi per cui quella determinata patologia ne avesse bisogno. Tutto ciò con il timore che questi ritardi potessero portare a ripercussioni in ambito di rivalsa medico-legale».

Stefania Somaré