Scoliosi idiopatica: per valutare la progressione ecografia e raggi x sono pari?

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Secondo uno studio internazionale, usando l’ecografia si rischia di perdere solo l’8% delle progressioni ma si ha il vantaggio di un monitoraggio più sicuro per il paziente.

La scoliosi idiopatica è una patologia ad andamento progressivo che richiede controlli radiografici frequenti per valutare l’evoluzione della curva a carico della colonna e, insieme, gli effetti dei trattamenti conservativi messi in atto. Tuttavia, è noto che i raggi x hanno un potere ionizzante.

Ecco allora che un team, composto da ricercatori cinesi, olandesi e di Hong Kong, ha valutato la possibilità di utilizzare l’ecografia 3D per studiare la progressione della curva scoliotica. I risultati sono pubblicati su Ultrasound in medicine and biology.

Radiografia vs ecografia 3D

136 i pazienti coinvolti in questo studio, 42 maschi e 94 femmine, di età compresa tra i 10 e i 18 anni e angolo di Cobb compreso tra 10º e 85º. Essendo questo uno studio retrospettivo, i pazienti selezionati erano già stati sottoposti a una radiografia standard per la diagnosi e, quindi, almeno a due radiografie a bassa dose biplanare e due ecografie 3D.

In tutto il campione selezionato si compone di 292 curve da analizzare e confrontare. La progressione è stata definita come un cambiamento di almeno 5° nell’angolo di Cobb misurato. Il primo dato interessante riguarda il numero di casi con progressione messi in evidenza dalla radiografia a bassa dose e dall’ecografia 3D, rispettivamente 21 e 27.

Ciò non basta però per capire se l’ecografia 3D è un valido strumento di valutazione della curva scoliotica. Altro dato ottenuto dallo studio è che, dei 21 casi evidenziati dalla radiografia, l’ecografia ne ha individuati 19, non rilevandone 2.

Viceversa, dei 115 casi di non progressione determinati con la radiografia a bassa dose, 8 sono stati indicati come “in progressione” dall’ecografia. È evidente che ci sono alcuni scostamenti tra i due sistemi diagnostici. Come vanno letti?

L’ecografia ha buona sensibilità e specificità

Se si prende la radiografia come gold standard e punto di riferimento, si osserva che l’ecografia 3D ha una sensibilità dello 0,93 e una specificità dello 0,9 nell’individuare curve in progressione.

Ciò significa, come spiega bene lo studio, che la probabilità di essere in progressione scoliotica ma di non essere diagnosticato come tale è solo dell’8%, se si usa l’ecografia 3D. Gli autori si dicono soddisfatti dei risultati, pur riconoscendo di dover ripetere lo studio su campioni più ampi. Il metodo potrebbe ridurre l’esposizione non necessaria alle radiazioni ionizzanti, offrendo un monitoraggio più sicuro.

Nel mondo la scoliosi idiopatica colpisce circa il 3% della popolazione, anche se è grave solo nello 0,5%. Nell’80% dei casi riguarda gli adolescenti, con diagnosi tra i 10 e i 14 anni, di solito in corrispondenza allo sviluppo ormonale.

(Lo studio: Lai KK, Lee TT, Lau HH, Chu WC, Cheng JC, Castelein RM, Schlösser TPC, Lam TP, Zheng YP. Monitoring of Curve Progression in Patients with Adolescent Idiopathic Scoliosis Using 3-D Ultrasound. Ultrasound Med Biol. 2023 Dec 18:S0301-5629(23)00374-5. doi: 10.1016/j.ultrasmedbio.2023.11.011. Epub ahead of print. PMID: 38114347)