Scoliosi idiopatica degli adolescenti, nuovi orizzonti per la cura

Carlos Barrios
Carlos Barrios
Carlos Barrios

Grazie al progetto di ricerca StimulAIS finanziato dell’Ue sono stati sviluppati i primi prototipi di un innovativo sistema per correggere la scoliosi idiopatica adolescenziale (Ais, Adolescent Idiopathic Scoliosis) con un trattamento mininvasivo. Il progetto è nato per risolvere il problema dell’Ais con un trattamento che impiega l’elettrostimolazione muscolare dei muscoli profondi paraspinali e permetterà di ridurre le spese legate agli interventi chirurgici e migliorare la qualità di vita di molti ragazzi affetti da scoliosi idiopatica (che, ricordiamo, colpisce il 2-3% degli adolescenti tra 10 e 16 anni, più le femmine dei maschi). Benché il corsetto sia stato un pilastro nei trattamenti non chirurgici per la scoliosi idiopatica per quasi cinquant’anni, alcuni studi hanno dimostrato che questa tecnica – pur avendo la capacità di arrestare la progressione della scoliosi – non riduce la deformità. L’alternativa al corsetto finora è stata la chirurgia. Studi recenti, però, forniscono evidenze che suggeriscono trattamenti alternativi. «Recenti scoperte indicano che la scoliosi idiopatica è espressione muscolo-scheletrica di un disturbo a carico del sistema nervoso centrale, in altre parole, che si tratti di una malattia neurologica», spiega il professor Carlos Barrios (nella foto), premiato due volte per le sue pubblicazioni negli incontri annuali di EuroSpine. «La disfunzione neurologica colpisce i muscoli paravertebrali profondi che inducono uno squilibrio di forze che agiscono sui segmenti vertebrali». Il progetto StimulAIS si basa proprio su questa ricerca. L’iniziativa è sostenuta da un consorzio internazionale di imprese, istituti di ricerca e università, e si pone l’obiettivo di introdurre trattamenti alternativi dell’Ais che si basano sull’elettrostimolazione muscolare dei muscoli rotatori profondi paraspinali – una tecnica conosciuta come stimolazione elettrica funzionale (FES).

Il consorzio è costituito da tre PMI, la spagnola Tequir (Valencia), coordinatrice del progetto, Synimed (Francia) e Bentronic (Germania), e tre centri di ricerca di riferimento, l’Istituto di Biomeccanica di Valencia – IBV (Valencia), l’Università Cattolica di Valencia – UCV (Valencia) e il Frauenhofer Gesellschaft zur Foerderung der Angewandten Forschung E.V. – IPMS (Germania). Unendo le competenze variegate di un gruppo di lavoro composto da medici specialisti in malattie della colonna, ingegneri meccanici, bioingegneri, tecnici ed esperti del settore biomedicale, il progetto ha sviluppato i primi prototipi del dispositivo che fornisce il trattamento FES.

Come spiega il portavoce di Tequir, azienda spagnola specializzata in tecnologie mediche innovative nei campi della medicina vertebrale, ortopedia e traumatologia, «l’unità dovrebbe fornire trattamenti personalizzati. Il suo obiettivo non è solo inibire la progressione della curva ma, potenzialmente, anche correggerla in modo significativo».

Per ottenere questo risultato i partner del progetto hanno sviluppato un dispositivo impiantabile in grado di rilevare e stimolare i muscoli chiave, come pure il software di controllo di stimolazione integrato in grado di modulare la potenza entro i limiti di sicurezza. Per impiantare il dispositivo a livello sottocutaneo è stato inoltre sviluppato un apposito strumento chirurgico mininvasivo.

I risultati ottenuti nella fase di ricerca sono stati inseriti in un protocollo di stimolazione che consente al dispositivo di adattarsi in tempo reale ai dati ricevuti, rendendo in questo modo i trattamenti di cura più efficaci.

I partner del progetto affermano: «Abbiamo raggiunto gli obiettivi iniziali e la nostra proposta è molto vicina al prodotto destinato alla commercializzazione». «Per dare continuità al progetto, il prossimo obiettivo generale del consorzio è quello di realizzare un prototipo pienamente operativo in linea con gli obiettivi attuali delle prestazioni sanitarie in termini di maggiore ratio tra efficienza – costi», spiega il professor Barrios il quale aggiunge: «dopo aver ottenuto la collaborazione di fornitori specializzati, questa versione del prodotto passerà alla Fase II e III del progetto relativa agli studi clinici per convalidare il dispositivo».

Maria Pia Longo