Scoliosi, flessibilità della colonna rivela efficacia del corsetto

Lo sostiene una revisione cinese pubblicata su “Journal of Orthopaedic Surgery and Research”.

L’uso di un corsetto è parte integrante del percorso di cura del paziente con scoliosi idiopatica, accanto al monitoraggio della progressione, alla fisioterapia specifica e alla riabilitazione. In letteratura vari studi di alta qualità mettono in evidenza la capacità del corsetto di rallentare, se non migliorare, la progressione della curva scoliotica.

È noto, però, che il corsetto non porta gli stessi esiti a tutti i pazienti: in alcuni la curva continua a peggiorare e talora rende necessario l’intervento chirurgico. Esistono fattori indipendenti che possono influenzare l’esito del corsetto, tra questi la maturità e gravità della curva, il tipo di corsetto e la compliance del paziente.

Di recente un gruppo di lavoro cinese ha revisionato la letteratura per capire se la flessibilità della colonna può essere un indicatore del successo terapeutico con corsetto. I risultati sono pubblicati su Journal of Orthopaedic Surgery and Research.

Caratteristiche degli studi e ruolo della flessibilità

La revisione sistematica include quattordici studi, per lo più di carattere retrospettivo, per un totale di 2261 pazienti. Cinque di questi studi sono a basso livello di bias, tre hanno un rischio moderato e gli altri sono stati classificati come ad alto rischio.

In sei studi era prescritta un’ortesi toraco-lombo-sacrale, in due un’ortesi realizzata a Hong Kong; in due studi il corsetto Providence (usato solo di notte), in uno studio il corsetto Chêneau, in due studi il corsetto Osaka Medical College, in uno studio o il Boston o il Milwaukee.

I corsetti presi in considerazione hanno caratteristiche tra loro differenti e sono utili a pazienti con gradi di scoliosi diversi. Che dire del rapporto tra flessibilità ed esiti riportati con il corsetto? Solo cinque degli studi inclusi prendono in considerazione la flessibilità della colonna, riportando la correlazione del coefficiente di flessibilità, appunto, con l’angolo di Cobb iniziale, prima dell’indossamento del corsetto.

A questi cinque si aggiungono altri sei studi che, in reale, vanno a elaborare modelli predittivi, prendendo come fattore anche la flessibilità. La totalità di questi undici studi arriva a definire la flessibilità come fattore indipendente capace di predire gli esiti del corsetto. Tuttavia, dal momento che gli studi inclusi non sono di grande qualità, gli autori imputano a questa relazione una evidenza moderata.

Altri elementi interessanti

Il lavoro permette di sottolineare altri aspetti, in primis di carattere valutativo: per misurare la flessibilità della colonna nei pazienti con scoliosi il metodo oggi più utilizzato è quello radiografico, mettendo il paziente in posizione supina. Tuttavia, sembra evidente che l’ecografia possa essere considerata una valida alternativa.

La revisione individua, infine, metodi utili ad accrescere la flessibilità della colonna vertebrale nei pazienti con scoliosi: si parla di taping scapolare, rilascio miofasciale e di esercizi mirati. Questi metodi potrebbero essere inseriti nei percorsi fisioterapici e riabilitativi per aumentare la possibilità che il corsetto dia buoni esiti di correzione: tuttavia questa resta una ipotesi, al momento, da approfondire con studi ad hoc.

(Lo studio: Luo CL, Ma CZH, Zou YY, Zhang LS, Wong MS. Associations between spinal flexibility and bracing outcomes in adolescent idiopathic scoliosis: a literature review. J Orthop Surg Res. 2023 Dec 11;18(1):955. doi: 10.1186/s13018-023-04430-z. PMID: 38082366; PMCID: PMC10714543)