Rottura legamento crociato anteriore, riabilitazione preoperatoria favorisce il ritorno allo sport

Negli ultimi anni si è assistito a una costante crescita del numero di interventi di ricostruzione del legamento crociato anteriore (circa +10% l’anno). Nel 2018 in Europa sono stati eseguiti oltre 200.000 di questi interventi, ma non sempre gli esiti a lungo termine sono positivi. Soprattutto tra gli under 20 vi è un tasso di recidiva anche superiore al 30%.

Ecco quindi che, nel tempo, i chirurghi hanno spostato in avanti il momento del ritorno alle attività sportive che non dovrebbe avvenire prima dei nove mesi dall’intervento e solo dopo aver verificato il raggiungimento della giusta potenza, agilità, coordinazione e trofismo muscolare tramite appositi test.

La causa principale della rottura del crociato anteriore è una grave distorsione del ginocchio: questa può avvenire durante la pratica sportiva o, negli anziani sedentari, in seguito a cadute. Tra gli sport, i più coinvolti sono calcio, sci e rugby. Più in generale, aumentano il rischio gli sport che richiedono corsa con cambi di direzione improvvisi, salti e atterraggi violenti e scontri fisici.

È noto che non tutti gli sportivi riescono a tornare a praticare lo sport prelesione dopo una ricostruzione del crociato (81%) e comunque solo il 65% riesce a tornare al livello sportivo precedente la lesione, percentuale che scende al 55% se si considerano atleti agonisti. Ma quali fattori influenzano il rientro allo sport?

Una squadra di ricerca francese ipotizza che il mancato ritorno a praticare sport ai livelli prelesione possa avere anche delle cause emotive: per verificarlo, ha quindi avviato uno studio su pazienti con score dell’indice RSI (ACL-Return to Sport after Injury) superiori a superiore o uguale 60/100 a 6 mesi dall’intervento. Obiettivo, identificare variabili indipendenti associate a uno stato emotivo positivo. 37 i pazienti coinvolti, dei quali il 56.8% con score superiore a 60/100.

Gli autori hanno osservato che nella maggioranza dei casi questi pazienti sono stati avviati a un percorso riabilitativo preoperatorio, cosa avvenuta meno spesso nei soggetti con score inferiore a 60/100: il confronto tra le percentuali è di 76.2% contro 31.2%.

Altri due fattori indipendenti sembrano essere il dolore provato al ginocchio a un mese dall’intervento e la presenza o meno di versamento: entrambi gli eventi sono meno frequenti nei pazienti con score RSI superiore a 60/100. Tra questi, comunque, l’analisi multivariata indica la riabilitazione preoperatoria come fattore principale capace di aiutare i pazienti a gestire meglio il rientro all’attività sportiva.

Ciò conferma ulteriormente quanto già indicato da altri studi che indicano la riabilitazione preoperatoria fondamentale per avere outcome funzionali migliori a due anni dall’intervento. Obiettivi di questo percorso sono eliminare l’edema al ginocchio, ottenere il completo Range of Motion articolare e ottenere almeno il 90% della forza di quadricipite e femorali rispetto alla gamba contro-laterale. Purtroppo, spesso un atleta scalpita quando rompe il crociato anteriore e vuole essere subito sottoposto a intervento, soprattutto se è un agonista: sta allo specialista spiegare i vantaggi che derivano da un ritardo dell’intervento in favore della riabilitazione.

(Lo studio: Martini A, Ayala A, Lechable M, Rannou F, Lefèvre-Colau MM, Nguyen C. Determinants of apprehension to return to sport after reconstruction of the anterior cruciate ligament: an exploratory observational retrospective study. BMC Sports Sci Med Rehabil. 2022 Mar 15;14(1):37. doi: 10.1186/s13102-022-00433-1. PMID: 35287699)

Stefania Somaré