Ricostruzione del LCA, canali piccoli aumentano rischio di artrofibrosi

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Durante il convegno annuale della Arthroscopy Association of North America si è parlato anche di ricostruzione del legamento crociato anteriore con autograft e del ruolo del genere e della dimensione del tunnel nel rischio di sviluppare artrofibrosi dopo l’intervento.

La relatrice è il chirurgo ortopedico Rebecca Haley che, insieme ai suoi colleghi, ha revisionato gli esiti e le caratteristiche di 767 pazienti sottoposti a ricostruzione del LCA con un autograft preso dai tessuti molli del tendine del quadricipite, per un totale di 802 ricostruzioni: di questi pazienti, il 7% ha sviluppato artrofibrosi, ovvero presenza di tessuto cicatriziale a livello dell’articolazione.
Si tratta di una condizione che provoca dolore anche molto forte e comporta rigidità articolare e ridotta possibilità di movimento. Alle volte a questi sintomi possono aggiungersi arrossamento, calore e una leggera zoppia.

Normalmente trattata con riposo e antinfiammatori e con un percorso fisioterapico personalizzato, l’atrofibrosi può richiedere, nei casi più gravi, anche un nuovo intervento chirurgico volto a ridurre le adesioni fibrotiche. È chiaro che la condizione ideale sarebbe ridurre al minimo i casi di artrofibrosi causati dall’intervento ricostruttivo sul LCA.
Sempre secondo lo studio presentato, le donne avrebbero un rischio 2.6 volte maggiore degli uomini di sviluppare questo tessuto fibrotico, in particolare a causa delle ridotte dimensioni del tunnel femorale.

Inoltre, quando vi sia riparazione concomitante dei menischi di ha un rischio ancora maggiore. Gli specialisti hanno anche individuato la misura minima del tunnel per ridurre il rischio di artrofibrosi, pari a 9 mm minimo per gli uomini e a 8.5 mm minimo per le donne. Sotto questi diametri, il rischio di incorrere in adesioni aumenta significativamente.

Il LCA è una delle lesioni che avvengono a carico del ginocchio più comuni, con una incidenza di 68.6 casi ogni 100.000 persone l’anno. Ne sono colpiti in particolare gli sportivi, in particolare quelli impegnati in sport da contatto, come il calcio, lo sci, il volley e il basket. Tuttavia, è anche una lesione comune nelle cadute in strada, magari da una motocicletta o da una bicicletta. La ricostruzione del crociato anteriore richiede 1-2 giorni di ospedalizzazione e richiede poi riposo per dare tempo ai tessuti di completare la guarigione. In media, un impiegato o un soggetto che lavora da fermo, può tornare dopo 7-10 giorni, ma i lavoratori pesanti devono spesso aspettare 2-3 mesi.

Fin dalla seconda giornata in ospedale si inizia invece un percorso riabilitativo che deve proseguire nelle settimane successive. Nel caso degli atleti, la riabilitazione non dura meno di 6 mesi, tra palestra, piscina e, quando arriva il momento, il campo sportivo. Lo studio di cui abbiamo parlato suggerisce di porre attenzione alla dimensione del canale del soggetto da operare, per ridurre il rischio di sviluppare artrofibrosi, appunto.

Stefania Somaré