Per essere davvero efficace il piano riabilitativo di un soggetto deve essere personalizzato, ossia calibrato sulle sue reali esigenze e sui suoi obiettivi, inoltre deve essere modificato in corso in base alla velocità di recupero del soggetto stesso.

Ricercatori dell’Irccs Fondazione Don Gnocchi di Milano stanno cercando di capire se tutto questo può essere ulteriormente affinato dall’uso di biomarker.
La Fondazione, grazie a un finanziamento in conto capitale ottenuto dal Ministero della Salute, sta infatti potenziando il settore della nanomedicina e dei biomarker prognostici per l’esito della riabilitazione.

Marzia Bedoni, Centro Irccs Santa Maria Nascente, Fondazione Don Carlo Gnocchi, Milano (foto di Ugo De Berti)

Più nel dettaglio, il Laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica Clinica (LABION) della Fondazione, guidato dalla ricercatrice Marzia Bedoni, potrà acquisire strumentazione all’avanguardia per individuare nuovi biomarker e sperimentarli in trial clinici, nell’ottica della ricerca traslazionale.

Lo studio si concentra sul recupero post ictus e intende sfruttare come biomarcatori le vescicole extracellulari, o esosomi, presenti del circolo ematico dei pazienti, usate proprio per prevedere l’esito di un trattamento terapeutico.

Queste vengono ricercate al momento del ricovero in Fondazione, all’atto delle dimissioni e al termine dei trattamenti programmati.

Verrà inoltre valutata anche l’eventuale rigenerazione tissutale post riabilitazione.
LABION collaborerà in questo sviluppo con le Unità di Riabilitazione Funzionale attive nelle strutture della Fondazione Don Gnocchi.

Stefania Somaré