Uno studio condotto dalla National Yang Ming Chiao Tung University e dal Cheng Hsin General Hospital di Tapei, a Taiwan, valuta gli effetti di una riabilitazione precoce in acqua sulla forza muscolare del tronco in pazienti sottoposti a fusione lombare.
Questo è un intervento relativamente frequente, utile per trattare patologie degenerative della colonna, stenosi e spondilolistesi. Nel 10%-40% dei casi, tuttavia, la fusione lombare non porta i risultati sperati, lasciando i pazienti insoddisfatti. Le ragioni di tale scontentezza vanno ricercati in un dolore che persiste, in deficit motori, una ridotta funzionalità della colonna e impossibilità a tornare al lavoro.
È possibile che questi stati siano influenzati dalla ridotta forza dei muscoli dorsali e da una loro atrofia. Da qui l’idea di testare la riabilitazione in acqua che, non caricando la colonna, può essere iniziata precocemente rispetto ad altre forme di esercizio. 24 i pazienti coinvolti, suddivisi in 2 gruppi: quello di studio ha eseguito 2 sessioni da 60 minuti di riabilitazione in acqua la settimana, più ulteriori 3 da 60 minuti di esercizio a casa, mentre il gruppo di controllo si è impegnato in 5 sessioni settimanali da 60 minuti di esercizi a casa. In entrambi i casi, il programma riabilitativo è durato sei settimane.
I ricercatori hanno quindi valutato prima e dopo l’intervento riabilitativo una serie di indici, mettendoli a confronto tra i 2 gruppi, partendo dalla Numerical Pain Rating Scale (NPRS) che misura il dolore e dall’Oswestry Disability Index (ODI), che invece misura la disabilità.
Gli autori si sono poi interessati ad altre caratteristiche del tronco, come forza dei muscoli estensori e flessori, stabilità lombopelvica, spessore del muscolo multifido e risultati del Timed Up and Go Test (TUGT).
Gli autori hanno così osservato che nel periodo di sei settimane di allenamento, il gruppo sperimentale è quello ad aver ottenuto la maggiore riduzione del dolore, mentre l’indice ODI è calato in tutti i partecipanti, anche se la riduzione è maggiore nel gruppo che ha eseguito la riabilitazione anche in acqua: in questi pazienti si è arrivati a un calo del 37,82%. Nessuna differenza è stata rilevata nel TUGT, migliorato in entrambi i gruppi.
Lo stesso si può dire per il rinforzo dei muscoli flessori della colonna, significativo in entrambi i gruppi, mentre i muscoli estensori della colonna si sono rinforzati soprattutto nel gruppo di studio. Lo stesso si può dire per la stabilità lombopelvica e per lo spessore del muscolo multifido.
La riabilitazione in acqua mostra quindi dei vantaggi rispetto a quella in asciutto, almeno in questo campione. Sarebbe utile ripetere lo studio su un maggior numero di pazienti, per poter confermare questi risultati.
Quel che è certo è che l’acqua, alleggerendo il corpo dal carico, consente ai pazienti di superare la paura spesso presente di muoversi, dopo un intervento di fusione lombare, oltretutto permettendo un rinforzo muscolare protetto, riducendo il rischio di incidenti dovuti al carico.
Allo studio manca anche un follow-up: i risultati sono stati, infatti, letti a fine percorso riabilitativo, il che non consente di avere una prospettiva.
(Lo studio: Huang, AH., Chou, WH., Wang, W.TJ. et al. Effects of early aquatic exercise intervention on trunk strength and functional recovery of patients with lumbar fusion: a randomized controlled trial. Sci Rep 13, 10716 (2023). https://doi.org/10.1038/s41598-023-37237-3)