Realtà virtuale per favorire il passo in pazienti con morbo di Parkinson

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Una review cinese si è concentrata sull’utilità della realtà virtuale per favorire la stabilità del passo in pazienti con morbo di Parkinson. Condotto presso il Dipartimento di Educazione Fisica della Shenzhen University a Shenzhen e la Scuola di Psicologia della Shaanxi Normal University di Xi’an, lo studio intende colmare una carenza della letteratura sul tema.
Come precisano gli autori nell’abstract, le review esistenti non sono riuscite a fornire risultati certi, probabilmente a causa di bias e non uniformità d’intervento presenti negli studi rianalizzati.

Il razionale di questa nuova revisione è che la realtà virtuale si è rivelata utile in più malattie neurodegenerative. Essa consente, infatti, ai pazienti di allenare varie aree del cervello, e non solo la muscolatura, in un ambiente sicuro, confortevole e divertente.

Cinque i database presi in considerazione: Web of Science, PubMed, Scopus, China National Knowledge Infrastructure e Wanfang; 16 gli studi selezionati per l’analisi qualitativa e quantitativa, tutti basati su percorsi non immersivi.

In tutti i casi è presente un gruppo di controllo, di solito rappresentato da pazienti in attesa di vedere gli sviluppi della patologia, seguiti con un percorso riabilitativo tradizionale o con altri tipi di trattamento, come quello farmacologico.
A seconda dello studio, il training ha durata tra i 30 e i 60 minuti, con una frequenza dalle 2 alle 5 volte la settimana per un periodo di 4-12 settimane. Come si vede, la variabilità è alta, come spesso accade nelle revisioni.
Un altro problema incontrato dagli autori è che nessuno degli studi ha previsto di inserire la cecità per pazienti, terapisti e valutatori, il che incide negativamente sulla qualità degli studi.
Tuttavia, nell’insieme i risultati di questi studi indica un netto miglioramento nella stabilità nei soggetti sottoposti a training con realtà virtuale rispetto ai controlli. Altrettanto importante, l’Egger test non ha individuato bias nelle pubblicazioni.

Una successiva analisi su gruppi più piccoli di studi ha permesso di evidenziare che a migliorare è in particolare l’equilibrio dei pazienti parkinsoniani coinvolti.
Questo progresso, inoltre, sembra dipendere dal tipo di strumento di realtà virtuale utilizzato, essendo generalmente maggiore per le piattaforme di riabilitazione appositamente costruite rispetto agli strumenti commerciali.

Dato che i pazienti con Parkinson necessitano di percorsi duraturi nel tempo, l’aspetto ludico introdotto dalla realtà virtuale favorisce certamente l’aderenza terapeutica, il che probabilmente favorisce i buoni risultati.
Lo studio, molto dettagliato, prende in considerazione numerosi aspetti suggerendo di continuare a sperimentare le applicazioni della realtà virtuale a questa categoria di pazienti, per i quali la riabilitazione è strumento fondamentale per mantenere coordinamento ed equilibrio e, quindi, qualità di vita.

(Lo studio: Wu J, Zhang H, Chen Z, Fu R, Yang H, Zeng H, Ren Z. Benefits of Virtual Reality Balance Training for Patients With Parkinson Disease: Systematic Review, Meta-analysis, and Meta-Regression of a Randomized Controlled Trial. JMIR Serious Games. 2022 Mar 1;10(1):e30882. doi: 10.2196/30882. PMID: 35230242)

Stefania Somaré