Artroplastica di spalla in day surgery: da Indianapolis uno studio comparativo

Negli ultimi due anni nel mondo molti interventi programmati sono stati rinviati a causa della pandemia. L’esigenza di tenere separati i percorsi per i pazienti Covid positivi da quelli dei pazienti Covid negativi ha costretto a riorganizzare la gestione ospedaliera, in certi casi optando per il regime di day surgery.

Nel corso del congresso annuale dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons, tenutosi a Chicago, è stato presentato uno studio su pazienti sottoposti ad artroplastica di spalla a livello ambulatoriale. Il lavoro è stato presentato dal dott. Abhijit Seetharam, dell’Indiana University School of Medicine di Indianapolis.
Seetharam e il suo team hanno valutato gli outcome su 567 pazienti sottoposti a impianto anatomico o inverso di spalla in due momenti temporali, prima e dopo l’avvento del Covid, mettendoli a confronto.

In particolare, si sono comparati gli esiti dei pazienti trattati in ambulatorio: il 32% durante la pandemia contro solo il 6% prima della pandemia.
Dal momento che un intervento in regime di day surgery è tale solo se non richiede ricovero e il paziente viene dimesso in giornata, tutti coloro trattati in ambulatorio ma che hanno pernottato in ospedale sono stati inseriti nella coorte ricoverati.
Una volta delineati i due gruppi, gli autori hanno valutato la permanenza dei pazienti in area ambulatoriale o ospedale, il tasso di complicanze a 90 giorni, il tasso di riammissione ospedaliera, il numero di visite in Pronto Soccorso, la formazione di trombi venosi e di infezioni.

L’esito dello studio è interessante: gli autori non hanno potuto individuare alcuna differenza significativa nei due gruppi per nessuno degli outcome considerati, il che probabilmente suggerisce che l’intervento in day surgery è altrettanto sicuro ed efficace di quello in ricovero. Con la differenza ovvia che riduce il tempo di ricovero, con effetti positivi sia per le finanze che per le liste d’attesa. Non solo, secondo lo studio i pazienti che sono stati trattati in ambulatorio hanno avuto un minor tasso di riammissione ospedaliera a 90 giorni. Durante la sua presentazione il dott. Seetharam non ha dato spiegazioni per quest’ultimo aspetto, ma è comunque un dato molto interessante.

Si può supporre che, anche in epoca Covid, i pazienti trattati in Day Surgery fossero quelli con minori comorbidità e problematiche, il che può incidere positivamente sul tasso di riammissione in ospedale a 90 giorni. Anche in questo caso, le esperienze rese necessarie dalla pandemia possono essere foriere di insegnamenti: come è stato per la telemedicina, strumento acerbo prima della pandemia e ora in fase di ampia implementazione, anche il Day Surgery potrebbe aver guadagnato dei punti. Varrebbe quindi la pena verificarne l’applicabilità per estenderne l’utilizzo, così da gravare meno sugli ospedali. Il regime di day surgery – non ultimo – porta benefici anche ai pazienti, che possono tornare prima a casa.

(Lo studio: Seetharam A, et al. Paper 9. Presented at: American Academy of Orthopaedic Surgeons Annual Meeting. March 22-26, 2022; Chicago)

Stefania Somaré