Realtà virtuale nella riabilitazione dopo trauma cranico

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(immagine: Rehman T, Ali R, Tawil I, Yonas H)

Definito come “malattia più complessa nell’organo più complicato del nostro corpo, il cervello”, il trauma cranico è una delle principali cause di morte e disabilità al mondo.
Tra le cause principali vi sono incidenti stradali, infortuni sul lavoro, aggressioni e ferite da arma da fuoco. Gli incidenti stradali sono, in particolare, la causa principale di trauma cranico nel Sud-Est asiatico e in Africa, dove rappresentano il 56%.

Questo secondo uno studio epidemiologico del 2018, pubblicato su Journal of Neurosurgery, che fornisce anche un’idea di quanti traumi cranici si verificano ogni anno, indipendentemente dalla causa: circa 69 milioni. Un numero davvero considerevole, se si pensa che, in caso di trauma cranico grave, c’è il 30-40% della probabilità di morte nel breve periodo.
Chi sopravvive, inoltre, lo fa spesso con una serie di lesioni a livello cerebrale che si manifestano nella vita quotidiana, portando a disabilità fisiche, psichiatriche, emotive e cognitive. Non si pensi, infine, che i traumi cranici lievi non diano problemi: sono infatti considerati un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie neurodegenerative.

Una volta risolto il trauma cranico acuto, la riabilitazione è il percorso terapeutico elettivo per intervenire sulle sue conseguenze.

Una review condotta presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma e l’Università di Tor Vergata ha confermato che la riabilitazione virtuale può supportare miglioramenti in soggetti affetti da difetti di equilibrio e mobilità causati da un trauma cranico.
Cinque gli studi, randomizzati e controllati, presi in considerazione dagli autori che sono partiti, come consueto, da una ricerca in letteratura, in particolare appoggiandosi ai database Scopus, PEDro, PubMed, Rehabdata, Embase e Web of Science.

Il valore medio della Scala di PEDro per questi studi è 6, con una fluttuazione che va da 6 a 8. In tutto, i pazienti inseriti nella revisione sono 157, nel 31,2% dei casi, donne.
I risultati della revisione indicano che la riabilitazione virtuale non è, da sola, superiore alla riabilitazione tradizionale nel migliorare equilibrio e mobilità dei soggetti post-trauma, tuttavia, quando viene associata ad altri metodi riabilitativi, mostra di favorire miglioramenti significativi nei soggetti coinvolti.

La revisione non riesce, però, a individuare un protocollo ideale da seguire con questi pazienti. Ulteriori studi sono quindi necessari. Anche a parità di efficacia, tuttavia, bisogna valutare alcuni vantaggi offerti dalla riabilitazione virtuale, soprattutto sul lungo periodo: di solito riesce a catturare l’attenzione del paziente, tenendone alto il coinvolgimento nel percorso riabilitativo. Cosa che, magari, un modello tradizionale fatica a fare.

(Lo studio: Alashram AR, Padua E, Annino G. Virtual reality for balance and mobility rehabilitation following traumatic brain injury: A systematic review of randomized controlled trials. J Clin Neurosc. 2022 Sep 28;105:115-121. doi: 10.1016/j.jocn.2022.09.012. Epub ahead of print. PMID: 36182811)

Stefania Somaré