Realtà virtuale applicata alla riabilitazione post ictus

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Ferrara_equipe (dida: Il team di ricerca. Da sinistra, Antonio Fogli, Sofia Straudi, Nicolò Zironi, Antonino Casile, Susanna Lavezzi, Giulia Fregna, Giada Milani, Luca Galofaro e Nicola Schincaglia)

Il divertimento favorisce l’apprendimento e questo vale tra i banchi di scuola così come in una palestra di riabilitazione. Per questo in tutto il mondo si stanno valutando approcci alternativi a quelli tradizionalmente usati per il recupero funzionale, basati sul gaming e sulla realtà virtuale, anche lavorando su pazienti che hanno subito un ictus, al fine di stimolare una maggiore plasticità sinaptica a livello cerebrale e, quindi, una maggiore ripresa della funzionalità motoria degli arti.

Una sperimentazione di questo tipo è partita anche presso il Centro di Riabilitazione S. Giorgio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Anna di Ferrara, con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT): in particolare, l’équipe sta testando l’uso della realtà virtuale immersiva per il recupero degli arti superiori. Strumento fondamentale, un visore binoculare che consente al paziente di immergersi in modo estremamente visivo in una situazione virtuale tridimensionale, con la quale interagire in modo attivo.

In un contesto del genere, il cervello è portato a credere di vivere realmente la situazione virtuale, adeguandosi e imparando. Se poi, come a Ferrara, il contesto è quello domestico e il paziente è chiamato a svolgere dei compiti tipici della vita quotidiana, sfruttati a fini riabilitativi, si ha un miglioramento utile nella qualità di vita. Ma non solo. I risvolti positivi esistono anche a livello organizzativo: grazie al visore, infatti, la sessione riabilitativa può svolgersi anche a domicilio del paziente, riducendone l’accesso all’ospedale e aumentandone la comodità. Sono molti coloro che rinunciano a concludere un iter riabilitativo in presenza perché in difficoltà nel raggiungere le sedi tradizionali.

Inoltre, con la riabilitazione da remoto si liberano risorse umane. La sicurezza resta la stessa, dato che ogni sessione può essere seguita a distanza dal medico che ha la possibilità di parlare con il paziente, inviargli un feedback, correggerlo e vedere ciò che egli vede. Inoltre, è assicurata anche la qualità del percorso riabilitativo perché in questa modalità si possono misurare con estrema precisione una serie di parametri cinematici, di fatto permettendo di quantificare i progressi del paziente.

Il dottor Antonino Casile, ricercatore del centro IIT di Ferrara e coordinatore dello sviluppo del sistema di realtà virtuale immersiva, assicura: «la realtà virtuale è una tecnologia ormai matura per il salto da un ambito di ricerca a un contesto applicativo. Le potenzialità che essa offre sono veramente notevoli specialmente quando viene combinata con altre esperienze. Questo progetto, in particolare, fonde competenze che vanno dalla computer science, alle neuroscienze e alla pratica medica. Si tratta di un primo passo verso un’introduzione della realtà virtuale nella pratica clinica e ci auguriamo di proseguire speditamente verso le tappe successive».

La sperimentazione intende verificare se questo metodo sia efficace per il recupero dell’uso dell’arto superiore leso da ictus. Se i risultati dovessero essere positivi, il basso costo dei visori oggi disponibili sul mercato potrebbe consentire di ipotizzare davvero dei percorsi riabilitativi da remoto per questi pazienti.
Certo, prima la tecnologia deve essere testata in ospedale, come sottolineato dalla dottoressa Sofia Straudi, investigatore principale dello studio e ricercatore universitario dell’Università di Ferrara afferente all’Unità Operativa di Medicina Riabilitativa: «aprire le porte dell’ospedale a nuove tecnologie, frutto di prestigiose collaborazioni nazionali e internazionali, è per noi particolarmente sfidante per offrire opportunità di recupero ai pazienti che si affidano a noi per migliorare la loro autonomia e qualità di vita.

Crediamo nell’importanza dell’ospedale come fulcro di promozione e sviluppo di nuove conoscenze e collaborazioni in ambito clinico e sanitario. La sperimentazione della realtà virtuale a fini terapeutici si inserisce nella tradizione di costante innovazione che il nostro Centro porta da sempre avanti. Attrezzature avanzate, come ad esempio i dispositivi robotici, sono infatti già strutturalmente inserite tra gli interventi terapeutici impiegati per il trattamento di disabilità di varia natura».

Stefania Somaré