AFO, una revisione narrativa

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I tutori di piede e caviglia AFO vengono prescritti a tutte le età per intervenire su problematiche che riguardano l’articolazione piede-caviglia, tra cui il piede cadente, condizione che rende il passo estremamente difficoltoso. Molti dei pazienti che utilizzano questi dispositivi hanno problematiche derivanti da altre patologie, come ictus, paralisi cerebrale, lesioni al midollo spinale e lesioni ai nervi periferici, oppure legate ad artrosi di caviglia, fratture o deformità.
Gli autori di uno studio del Dipartimento di Medicina della Riabilitazione del College di Medicina dell’Università di Yeungnam di Daegu, in Corea, hanno voluto capire quali sono i tipi di AFO più usati e anche quali sono le evoluzioni introdotte nel settore negli ultimi anni, ma non solo.
Tramite un confronto tra AFO tradizionali e di ultima generazione, gli autori vogliono anche evidenziare vantaggi/svantaggi dei due approcci e fornire indicazioni utili alla scelta del migliore ausilio in clinica.

Lo studio prende in considerazione varie tipologie di AFO, dai più tradizionali, realizzati in materiali plastici termoformabili, a quelli in carbonio, per arrivare a quelli stampate in 3D. In mezzo vi sono una serie di modelli peculiari.
In generale, gli AFO di ultima generazione sono più veloci da produrre, durano più a lungo, hanno una durabilità migliore e sposano le esigenze dei pazienti in termini di privacy.

L’altro lato della medaglia è il costo: spesso le tecnologie per produrli sono più care e quindi lo è anche il dispositivo finito. Senza contare che un paziente può non fidarsi di un oggetto nuovo, preferendo continuare a utilizzare gli AFO in plastica: tant’è che in clinica, in questo momento, si usano ancora soprattutto gli AFO tradizionali. Per quanto riguarda invece il momento della prescrizione, secondo gli autori esistono ormai AFO che sposano le esigenze fisico/funzionali del paziente e le sue esigenze e psicologiche: due aspetti da tenere in considerazione per ottenere un buon risultato. Certo, ogni tipologia di AFO ha la propria indicazione di utilizzo, che deve essere sempre tenuta in considerazione al momento della prescrizione. Tra i tutori più innovativi vi sono quelli, già citati, in fibra di carbonio, un materiale leggero e resistente che sembra promuovere il momento angolare della plantarflessione dell’anca e un uso più efficiente dell’energia, facilitando così il passo, oltre a migliorare la forza del muscolo plantarflessorio. Purtroppo, questi AFO sono molto più costosi di quelli in plastica e quindi meno utilizzati. Sono indicati in particolare in presenza di un piede cascante, quando vi siano mancanze nella propriocezione dell’arto, nella instabilità media di ginocchio, negli esiti di poliomielite e nella malattia di Charcot–Marie–Tooth. Importante che non vi sia spasticità evidente.

Un altro materiale alternativo a quello plastico è la “canapa di Bombay”, una fibra ottenuta dalla lavorazione della corteccia dell’albero di Kenaf (Hibiscus cannabinus): il tessuto consente di produrre AFO più dermocompatibili, in un certo senso, ma richiede dell’aggiunta di resina per ottenere la corretta durezza. Similmente alla fibra di carbonio, anche questo materiale naturale permette di creare AFO più leggeri, ma a un costo decisamente inferiore. Dal momento che questo materiale potrebbe anche essere adatto alla stampa 3D, molti autori pensano che sarà sempre più spesso scelto per la produzione di AFO… anche perché è riciclabile. Un’altra discriminante importante tra gli AFO è tra il tutore custom-made, o stampato in 3D oppure prodotto a partire da un calco del paziente o ancora da una scansione 3D, e quello commerciale. Quest’ultimo può essere di misure differenti. Esistono poi dei marchi che hanno ideato tutori in grado di adeguarsi a varie misure del paziente. Insomma, il mercato è davvero in evoluzione.

(Lo studio: Choo YJ, Chang MC. Commonly Used Types and Recent Development of Ankle-Foot Orthosis: A Narrative Review. Healthcare (Basel). 2021 Aug 13;9(8):1046. doi: 10.3390/healthcare9081046. PMID: 34442183; PMCID: PMC8392067)

Stefania Somaré