Protesi poliarticolate, switchare da una funzione all’altra

367

Le protesi mioelettriche poliarticolate consentono di selezionare differenti tipi di presa, di indicare e di ruotare il polso. Nella maggior parte delle protesi in commercio il passaggio da una modalità all’altra avviene attraverso switch di controllo (CCS) che devono essere innescati dal soggetto tramite contrazione muscolare o impulsi doppi.

Di recente, un team olandese del Dipartimento di Medicina della Riabilitazione dell’University Medical Center di Groningen ha proposto una nuova modalità di allenamento per insegnare agli utenti a passare da una funzionalità protesica all’altra, basata sull’uso di un ambiente virtuale. L’intento del gruppo di studio è valutare innanzitutto la fattibilità del metodo, ma non solo.

Gli autori hanno anche confrontato le caratteristiche del segnale mioelettrico con quelle di soggetti sani e osservato se le abilità acquisite in ambito virtuale vengono poi trasferite al controllo protesico reale. 4 i soggetti coinvolti, tutti con amputazione transradiale e abituati a utilizzare una protesi mioelettrica mono-articolata, quindi incapaci di generare un segnale di innesco dello switch. 30, invece, i soggetti sani utilizzati come confronto.

Tutti i partecipanti sono stati inizialmente informati su come produrre i segnali di innesco in una sessione pre-test, utilizzando una protesi poliarticolata in grado di eseguire 18 diverse prese. La fase di test vera e propria è stata suddivisa in 7 sessioni di allenamento da 45 minuti l’una, spalmate su un periodo di 3 settimane.

Durante ogni incontro i partecipanti hanno eseguito una parte di allenamento in ambiente virtuale e una parte con la protesi vera e propria. Due gli allenamenti virtuali proposti. Il primo è basato su un serius game di gruppo, nel quale i partecipanti utilizzano i propri segnali mioelettrici per controllare una pinza virtuale e afferrare oggetti.

Il secondo prevede invece l’uso dei segnali mioelettrici di superficie per produrre segnali di innesco tramite un controllo visivo dei pattern mioelettrici prodotti proiettato su uno schermo. Qualcosa di più serio, quindi. I partecipanti, sani e amputati, hanno eseguito l’uno o l’altro allenamento virtuale.

Tutti sono poi passati alla seconda parte dell’allenamento, nella quale hanno utilizzato la stessa protesi poliarticolata della fase pre test per riempire una bottiglia di acqua da mezzo litro e per spostare da un tavolo a una scatola un tappo di plastica usa e getta e una tavoletta di plastica. In tutto i movimenti richiesti per eseguire questi compiti sono tre. Vediamo quali risultati sono stati raggiunti.

Entrambi i metodi di allenamento virtuale sono stati considerati fattibili da tre partecipanti su 4, un buon risultato quindi, ma gli autori sottolineano che la stessa proporzione di pazienti ha avuto grandi difficoltà nel produrre segnali di innesco adeguati. Fattibili, quindi, ma poco efficienti. I partecipanti sani hanno avuto maggior successo, invece. Il metodo non riesce nemmeno a migliorare l’uso della protesi nella vita di tutti i giorni.

Dati questi risultati, il team si propone di testare un nuovo protocollo di training virtuale, iniziando con sessioni di allenamento basate sul controllo del segnale mioelettrico, che focalizzano l’attenzione del paziente sulla propriocezione del sé, per poi passare al serius game per imparare a trasferire quanto appreso nell’uso di una protesi esterna. Vedremo quali risultati saranno ottenuti.

(Lo studio: A. Heerschop, C. K. van der Sluis & R. M. Bongers (2022) Training prosthesis users to switch between modes of a multi-articulating prosthetic hand, Disability and Rehabilitation, DOI: 10.1080/09638288.2022.2157055)

Stefania Somaré