Osteoporosi, affidabilità del solo T-score

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L’OMS indica nell’indice T-score lo strumento principe per effettuare diagnosi di osteoporosi in donne in menopausa e uomini over 50. Questo indice viene calcolato sulla base degli esiti della mineralometria ossea computerizzata e rappresenta quanto si discosta la densità ossea del soggetto rispetto a quella di riferimento, relativa a soggetti sani di età compresa tra i 25 e i 30 anni.

Più nel dettaglio, valori di T-score compresi tra +2.5 e -1 sono considerati normali, valori tra -1 e -2.5 indicano osteopenia, valori inferiori a -2.5 danno diagnosi di osteoporosi o osteoporosi severa, se associati a un evento fratturativo.
Dagli Usa arriva un monito a non considerare questo score come unica fonte di diagnosi.

Nel corso del Congress of Clinical Rheumatology West, il dott. E. Michael Lewiecki, attuale direttore del New Mexico Clinical Research and Osteoporosis Center, ha ricordato che l’osteoporosi può esistere anche in presenza di un valore di T-score maggiore di -2.5.
Non a caso, il suo intervento “When is osteopenia osteoporosis?” si è riferito ai casi nei quali l’osteopenia in realtà è già, appunto, osteoporosi.

Lewiecki ha ricordato che un T-score maggiore di -2.5 potrebbe essere dovuto alla terapia farmacologica con i prodotti preventivi le fratture da caduta: si tratta quindi di pazienti che soffrono ancora di osteoporosi.
Qual è, dunque, il modo migliore di muoversi quando si ha a che fare con un paziente che si conosce poco? Secondo lo specialista statunitense, bisognerebbe utilizzare altri indici, come lo score FRAX (Fracture Risk Assessment Tool) che predice il rischio di incorrere in una frattura nei 10 anni successivi.

Sviluppato dal Centre for Metabolic Bone Diseases dell’Università di Sheffield, questo indice basa la propria previsione su modelli di calcolo che integrano i rischi associati con fattori di rischio clinico e i valori di densità ossea (BMD) misurati a livello del collo del femore.

Si tratta, tra l’altro, di uno strumento consigliato anche nelle linee guida per la gestione dell’osteoporosi in USA, UK ed Europa.
Importante, anche, prestare particolare attenzione alla posizione di spina dorsale e anche del paziente, valutare personalmente gli esiti della DXA ed eventi di fratture a bassa energia a carico di anca, vertebre, omero prossimale e cinto pelvico.

Insomma, il suggerimento è di non affidarsi a un unico indice, ma di valutare il paziente nel suo complesso, tenendo conto della sua storia clinica, dell’assunzione di farmaci anti-frattura e, perché no, anche delle abilità del tecnico che ha eseguito la DXA.
In questo modo si potrà individuare un percorso terapeutico paziente specifico, anche sul piano farmacologico.

Con oltre 200 milioni di donne che soffrono di osteoporosi nel mondo, individuare strategie specifiche per prevenire il rischio di frattura diventa imperante: al momento si stima che, entro il 2050, ci sarà un incremento del numero di fratture al femore del 240% nelle donne e del 310% negli uomini.

Diagnostica per tempo l’osteoporosi, ovvero prima che si manifesti con una frattura da fragilità, è quindi importante per avviare i dovuti iter di rinforzo dell’osso.

Stefania Somaré