L’osteomielite è un’infezione delle ossa causata da diversi tipi di batteri e micobatteri che può verificarsi tanto negli adulti quanto nei soggetti pediatrici, ma è più frequente in questa seconda fetta della popolazione.
La sua causa può essere traumatica oppure derivare da un’infezione in un’altra sede o da una ferita vicina all’osso. Si stima che nei pazienti pediatrici la causa traumatica, e nello specifico la frattura scomposta, sia meno frequente che negli adulti.
Generalmente l’osteomielite interessa le ossa lunghe, in particolare femore, tibia e omero. Anche il calcagno è una sede frequente. In molti casi l’infezione si diffonde dall’osso ai tessuti circostanti, interessando cartilagini, midollo osseo e articolazioni.
I sintomi caratterizzanti questa patologia infettiva sono dolore localizzato intenso, presenza di rossore, tumefazione e ascessi purulenti, limitazione dei movimenti della porzione colpita e febbre, con malessere generalizzato.
Si procede con una terapia antibiotica e, quando necessario, con un intervento chirurgico per rimuovere il tessuto infetto. La tecnica da sempre adottata richiede un intervento a due step, difficile da tollerare per un paziente pediatrico.
Ecco che gli specialisti hanno ideato una nuova metodologia che vede la collaborazione di ortopedico e infettivologo. Il primo si occupa di scegliere il miglior farmaco da utilizzare, gestendo anche tempi e durata della terapia, mentre l’infettivologo «è un supporto e un aiuto necessario perché, in alcuni casi, la bonifica chirurgica dell’osso infetto riduce i tempi di guarigione e ottiene un risultato che con la sola terapia farmacologica non sarebbe possibile», spiega Antonio Andreacchio, vice presidente della Società Italiana Traumatologia e Ortopedia Pediatrica.
«L’azione meccanica, come quella che avviene quando si interviene chirurgicamente sull’osso rimuovendo la parte infetta, permette una migliore vascolarizzazione e, quindi, un aumento della concentrazione di antibiotico che si somministra per via sistemica. Questa combinazione può consentire di riuscire a dominare e sconfiggere meglio l’infezione».
L’azione di “bonifica” deve essere tale da consentire un migliore assorbimento possibile di antibiotico e una rapida guarigione, ma non eccessiva, altrimenti si rischia di indebolire eccessivamente l’osso, prolungarne la guarigione in termini di ricostruzione del tessuto e aumentare il rischio di fratture da carico. Tutto deve quindi essere eseguito in modo equilibrato.
Il tandem ortopedico, nome assegnato alla tecnica qui accennata, consente inoltre di effettuare un unico intervento e ridurre i tempi operatori, con grande vantaggio per i piccoli pazienti e la struttura sanitaria.
Dati epidemiologici indicano la fascia d’età 8-15 anni come quella più a rischio di sviluppare osteomielite.
Per dare idea dell’incidenza, nei Paesi ad alto reddito, si parla di 8-10 casi/100.000 bambini l’anno. L’incidenza maschile è doppia rispetto a quella femminile, probabilmente a causa della più intensa attività sportiva che può determinare micro traumi a livello delle ossa.
Stefania Somaré