Negli ultimi anni sempre più Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico attivi in ambiti simili si sono uniti per creare dei network capaci di rafforzare la ricerca di base, quella traslazionale e le applicazioni nella pratica clinica quotidiana.
Lo scorso 29 maggio è stata la volta anche degli Irccs che operano in ambito ortopedico che, sotto la spinta dei due fondatori, l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna e l’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, hanno dato vita a Rams, la Rete Apparato Muscolo-Scheletrico.
«Le fasi preparatorie per la costituzione di Rams sono durate circa un anno», sottolinea il presidente pro tempore Maria Paola Landini, direttore scientifico del Rizzoli. «Rizzoli e Galeazzi, su base spontanea, hanno avviato una ricerca a livello nazionale per vedere quali Irccs svolgono un’eccellente attività ortopedica, in termini di clinica e ricerca scientifica».
Sono così state individuate altre sei strutture che, pur non essendo riconosciute per le attività ortopediche dal Ministero della Salute, svolgono un lavoro di qualità. Di queste, cinque sono entrate nella Rete: l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, l’Istituto Giannina Gaslini di Genova, l’Humanitas Research Hospital di Milano, il Policlinico San Matteo di Pavia e l’Istituto Regina Elena e San Gallicano di Roma.
«Due di questi cinque istituti sono pediatrici, uno è oncologico e gli ultimi due sono di Ortopedia generale e Traumatologia», evidenzia Landini.
L’importanza della Rete viene sottolineata dal professor Giuseppe Banfi, il direttore scientifico del Galeazzi che è anche vicepresidente della Rete: «creare un network tra queste sette realtà consente di rendere la nostra ricerca più forte e competitiva anche nella partecipazione ai bandi nazionali e internazionali. Data la natura degli Istituti coinvolti, infatti, le competenze che possiamo condividere sono di vario ambito e ci permettono di spaziare anche nella scelta dei temi da affrontare».
Rams e i suoi obiettivi
«In questa rete è presente tutta la competenza ortopedica ai massimi livelli nazionali», riprende Landini. «Ciò ci permetterà di promuovere ampi e diversificati studi clinici, partecipare a bandi nazionali e internazionali, come accennato dal professor Banfi, ma anche proporre e sperimentare linee guida nazionali ed europee e offrire corsi di alta formazione permanente anche sul campo.
Come primi passi abbiamo scelto di concentrarci sui temi della rigenerazione e ricostruzione delle ossa e delle cartilagini, sulla personalizzazione delle cure nelle diverse fasi di vita con i diversi problemi da affrontare nei bambini che crescono, negli adulti anche sportivi e negli anziani con aumentata fragilità. Infine, affronteremo anche alcuni aspetti delle malattie neoplastiche secondarie che da sempre colpiscono le ossa».
Si può osservare come in queste tematiche, tutte ovviamente di grande attualità e connesse anche ai cambiamenti della società, vi sia una co-partecipazione di interessi e di capacità.
«L’idea di Rams», prosegue Banfi, «è proprio di trovare dei temi che possano essere di interesse per i vari attori in campo. Attori che però, ci tengo a sottolinearlo, possono aumentare in numero. La Rete nasce proprio per favorire la comunicazione tra i diversi specialisti in ambito ortopedico: ecco quindi che se qualche professionista o team sente l’esigenza di proporre tematiche relative a diagnosi, riabilitazione, situazioni traumatologiche, è libero di farlo. Queste saranno valutate con le dovute attenzioni».
Come sempre, quando si collabora tra realtà differenti e si vogliono allestire progetti di ricerca multicentrici e forti da un punto di vista statistico, occorre poter contare su molti dati e su strumenti digitali e informatici in grado di creare opportuni data base.
Consapevoli di ciò, «fatte salve le notevoli difficoltà normative che dovremo affrontare, ci proponiamo di riuscire a creare banche dati comuni, archivi, registri», assicura Landini.
Parlare la stessa lingua
Avere dati su cui lavorare è fondamentale, ma lo è altrettanto parlare un linguaggio comune. Un linguaggio che gli Irccs sono già abituati a utilizzare.
«Il Ministero della Salute definisce il linguaggio che gli Irccs sono tenuti a utilizzare», specifica Landini. «Nessun’altra struttura sanitaria in Italia è sottoposta a un controllo altrettanto puntuale e rigoroso delle attività assistenziali e scientifiche. Il nostro è quindi un linguaggio rigoroso di ricerca traslazionale. È grazie alla ricerca che si riesce a fare innovazione e a compiere atti clinici che altrimenti non sarebbero eseguibili. Il rischio di incomprensione non esiste quindi sul fronte della ricerca, ma semmai è possibile che non tutti lo comprendano dal punto di vista gestionale.
In ogni caso, tra i sette Irccs che rientrano nella rete le collaborazioni sono già attive sia in ambito nazionale che europeo».
Un fatto che ovviamente aiuta a rendere la rete già coesa sin dai suoi primi passi.
Che cosa ci si attende per il prossimo futuro? Spiega Banfi: «tra giugno e luglio abbiamo già fissato delle riunioni tra i diversi gruppi che si sono creati intorno alle tematiche di ricerca già evidenziate per ideare progetti da portare avanti in modo concreto. Inoltre, ci organizzeremo per rendere nota alla comunità scientifica e clinica, oltre che al Ministero, la nascita e l’esistenza di Rams».
Pochi giorni di vita, dunque, ma idee molto chiare per Rams che, lo ricordiamo, tratterà di problematiche sempre più sentite a livello sociale, anche per le conseguenti disabilità cui possono portare e i costi a esse associati.
Stefania Somaré