Corretta valutazione del trauma per impostare una terapia riabilitativa idonea: l’importanza di un lavoro di squadra che non prevede il fai da te.
Sono traumi che passano in pochi giorni, in molti casi, specie tra gli amatoriali, vengono sottovalutati e trattati male o non trattati. Invece è di grande importanza intavolare un approccio tempestivo e consapevole, per evitare problemi successivamente. Si è parlato del trattamento conservativo dei traumi lievi a Roma, in occasione di un evento dedicato alle patologie osteoarticolari.
I traumi lievi e moderati
Il trauma lieve si risolve in tre giorni, quello moderato in circa dieci. Le contusioni sono senza dubbio gli infortuni più frequenti, con un’incidenza del 30% e, insieme agli stiramenti, rappresentano circa il 90% di tutti gli infortuni muscolari e sono spesso accompagnati dalla formazione di un ematoma, mentre i traumi distorsivi rappresentano circa il 20%.
«Gli sport più spesso implicati in queste problematiche sono il calcio, il football americano, il rugby, il basket, il baseball, ma anche la ginnastica artistica e la danza», ha spiegato a margine dell’evento Agostino Tucciarone, primario ortopedico ICOT di Latina. Nel calcio i traumi contusivi riguardano essenzialmente il distretto inferiore, quindi la gamba, la caviglia e il piede.
Il trattamento
Le figure di riferimento per i traumi osteoarticolari lievi e moderati sono l’ortopedico, il fisiatra, il fisioterapista. Nel caso di traumi domestici o durante attività fisica amatoriale, il soggetto si può rivolgere in prima istanza anche al medico di medicina generale, al pronto soccorso o in farmacia.
«Esiste un protocollo ben preciso da seguire anche nel caso di traumi lievi e moderati, che sebbene impattino meno sulla vita del paziente, necessitano di una giusta e corretta attenzione».
Ha introdotto così il metodo RICE Raoul Saggini, professore ordinario, Dipartimento di Scienze Mediche, Orali e Biotecnologiche, Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Chieti.
Il RICE è un semplice protocollo d’intervento per arginare la reazione infiammatoria in caso di infortunio che comprende il riposo (rest), l’applicazione immediata del ghiaccio (ice), la compressione (compression) dell’impacco del ghiaccio sulla parte infiammata e l’elevazione della parte sopra il livello del cuore (elevation).
I fisiatri aggiungono anche una M, che sta per magnetismo, ovvero atti riabilitativi con campi elettromagnetici.
Trattamento farmacologico
Un modo per sfruttare al massimo l’effetto di un FANS a livello della zona affetta limitando al minimo gli effetti indesiderati è rappresentato dal ricorso alle preparazioni topiche, la cui efficacia e sicurezza sono già state ampiamente documentate.
Un recente progresso in questo campo è rappresentato dalla formulazione in cerotto di diclofenac epolamina (180 mg) con l’aggiunta di eparina sodica (5600 UI) come eccipiente.
«L’eparina», ha spiegato Maria Adele Giamberardino professore associato, Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento – Medicina Interna – Università di Chieti – aumenta la permeabilità del principio attivo diclofenac, aumentando la penetrazione nella parte interessata.
Una maggiore concentrazione di diclofenac aumenta l’effetto antalgico/antiinfiammatorio locale e nel contempo può favorire e accelerare il riassorbimento dell’edema, come dimostrano diversi studi randomizzati, controllati e in doppio cieco».
Caterina Lucchini