Carlomaurizio Montecucco

L’ambiente, inteso come interno ed esterno, ha un ruolo importante nello sviluppo di quasi tutte le patologie, anche quelle reumatologiche. Il tema è al centro di parecchi studi recenti, italiani e non, i cui risultati sono stati riassunti dalla Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia (FIRA).

Prima di tutto, pare evidente che vi sia una correlazione tra esposizione all’inquinamento atmosferico e severità di diverse malattie reumatologiche. Lo dimostrano alcuni studi condotti dal dottor Giovanni Adami della UOC di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, diretta dal professore Maurizio Rossini, che sottolinea: «l’indagine ha riscontrato un rischio maggiore di severità di malattia e di riattivazioni di artrite reumatoide durante i periodi più inquinati da ossidi di carbonio o d’azoto o da ozono o da polveri sottili.

Inoltre, è stato dimostrato che l’esposizione acuta a elevati livelli di inquinamento atmosferico è una potenziale causa di inefficacia o perdita di efficacia delle terapie, determinando quindi la necessità di cambi di terapia e un aumento dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale».

Sempre concentrandoci sull’inquinamento atmosferico, è possibile che il particolato atmosferico giochi un ruolo anche nell’insorgenza dell’osteoporosi: da una parte, infatti, potrebbe ridurre la quantità di raggi UVB che giungono a terra, fondamentali per la produzione endogena di vitamina D, e dall’altra potrebbero influenzare il metabolismo osseo tramite l’aumento della proteina RANKL e agendo sul rilascio di citochine infiammatorie. Un altro aspetto importante da considerare è il livello socioeconomico dei pazienti.

L’impatto del livello socioeconomico

Circa un 15% della popolazione affetta da artrite reumatoide si dimostra refrattaria ai trattamenti sviluppati negli ultimi anni, grazie ai quali la maggioranza delle persone con questa patologia vive meglio di prima.

Se l’inquinamento atmosferico può avere un ruolo importante, altrettanto lo fanno abitudini di vita e livello socioeconomico. Nel primo caso, i fattori di rischio su cui lavorare sono fumo e obesità. Nel secondo, invece, il reddito.

Uno studio pubblicato su Rheumatology in marzo da un team britannico su un pool di 16 mila donne con artrite reumatoide dimostra che la capacità di gestire la malattia con i farmaci biologici di ultima generazione cala con il reddito: ciò significa che nelle fasce più povere della società gli effetti di questi farmaci sono minori e durano meno nel tempo.

Uno dei fattori chiave, in questo caso, sarebbe un’aderenza meno alta al percorso di cura nelle popolazioni meno abbienti.

Quando la malattia è “spenta” ma alcuni sintomi permangono

La FIRA sottolinea, infine, un ultimo aspetto: se anche i nuovi farmaci fanno aumentare la quota di pazienti con malattia “spenta”, almeno dal punto di vista clinico, non di rado i pazienti continuano a denunciare un senso di malessere profondo, stanchezza e dolori.

Per molto tempo si è data a questa sintomatologia residua una lettura psico-emotiva, ma adesso sembra emergere la possibilità che la causa sia un’infiammazione residua a carico del sistema nervoso non individuabile con le attuali procedure diagnostiche. 

«L’efficacia di alcuni farmaci per l’artrite che attraversano la barriera ematoencefalica e che quindi sono in grado di agire sulla neuro-infiammazione sembra fornire prove a supporto di questa possibilità e aprire nuove strade di trattamento anche per questi pazienti», spiega il presidente di FIRA, Carlomaurizio Montecucco, professore ordinario di Reumatologia dell’Università di Pavia al Policlinico San Matteo. Queste sono alcune tra le nuove sfide che la reumatologia è chiamata ad affrontare.

Studi:

Adami G, Viapiana O, Rossini M, et al. Association between environmental air pollution and rheumatoid arthritis flares. Rheumatology (Oxford) Published Online First: 20 January 2021

Adami G, Rossini M, Viapiana O, et al. Environmental Air Pollution Is a Predictor of Poor Response to Biological Drugs in Chronic Inflammatory Arthritides. ACR Open Rheumatol 2021;3:451–6.